Politica

"Vi racconto i miei 22 anni in politica"

Berlusconi in un colloquio col Foglio: "Ne è valsa la pena". E su Skype dice: "Con me regista vinceremo al primo turno"

"Vi racconto i miei 22 anni in politica"

Berlusconi e il Foglio sono quasi gemelli. Il primo è da 22 anni in politica; mentre il primo numero del quotidiano ha appena spento le venti candeline. Il Cavaliere venerdì ha voluto fare un regalo al giornale a lungo diretto da Giuliano Ferrara e ora guidato da Claudio Cerasa: s'è presentato in redazione e da qui è scaturita una lunga intervista, pubblicata ieri sul Foglio. La chiacchierata è un po' la summa del pensiero berlusconiano. L'ex premier ha parlato del suo passato e del suo futuro. Il bilancio di vent'anni di politica è positivo. Ma il lavoro non è terminato. Ecco perché, ancora oggi, il Cavaliere è in campo più che mai. E in un passaggio del colloquio Berlusconi ammette: «Ne è valsa la pena». In serata Berlusconi è intervenuto via Skype per ritirare il premio «Buongiorno Italia», organizzato per la prima volta dall'omonimo periodico diretto da Keda Kaceli. «Con me regista centrodestra al 40%. Renzi? È sceso al 30%, non ha più voti personali da dare al Pd come alle Europee. Il centrodestra può e deve vincere al primo turno, al secondo turno vincere M5S e sarebbe una catastrofe».

Berlusconi a cuore aperto fa il bilancio dei suoi primi ventidue anni di politica. Un decalogo fatto di luci e qualche ombra.

I cinque successi...

«Sull'onda del consenso effimero ma diffuso intorno all'operazione Mani pulite la sinistra post comunista sembrava avere il potere a portata di mano. Quella sinistra non esiste quasi più e credo sia merito nostro. La maggioranza naturale degli italiani si è potuta riunire in un centrodestra di governo, parola che per tutta la Prima Repubblica era stata impronunciabile. Gli italiani hanno scoperto il bipolarismo e l'alternanza di governo, sia pur imperfetta. I valori liberali sono ora condivisi da tutti. E oggi tutto sostengono la necessità di fare quelle riforme delle quali allora parlavamo solo noi»

....e le cinque incompiute

«C'è sempre una magistratura di sinistra che condiziona pesantemente la politica; c'è un livello di tassazione troppo alto; non è cambiato il conformismo dei mezzi di comunicazione; la burocrazia è inefficiente e pervasiva come allora e l'Italia è tornata ad essere irrilevante sul piano internazionale».

Renzi come De Mita

«Sento dire spesso che Renzi si ispirerebbe in qualche modo a Forza Italia. Se questo è vero devo dire che l'imitazione non gli è riuscita bene. Renzi con noi non ha nulla in comune. Noi abbiamo scelto la strada della concretezza, della chiarezza e della realtà. Lui quella delle battute, dell'arroganza e degli annunci. È un democristiano di sinistra nell'eccezione peggiore del termine: somiglia più a Ciriaco De Mita che ad Aldo Moro».

Il tradimento del Nazareno

«Volevamo lavorare insieme per modernizzare il Paese attraverso riforme condivise. Ci siamo resi conto che ci avevamo creduto solo noi».

I veti di Fini e Casini sulla giustizia

«La separazione delle carriere dei magistrati è la riforma simbolo che ci hanno sempre impedito di realizzare: Fini e Casini più volte minacciarono di far cadere il governo se avessi portato sul tavolo del Consiglio dei ministri anche solo questa riforma. Per loro era indispensabile contare sulla protezione dell'Anm».

Grillo come Hitler: un pericolo

«Grillo nasce da una pericolosa sintesi di stati d'animo diversi: i rimasugli della sinistra antisistema, l'invidia per chi ha avuto successo nella vita e la ricorrente voglia di rivolta contro tutto e tutti, senza un obiettivo chiaro se non la distruzione. Grillo ripete molte parole d'ordine di Hitler: è una constatazione tecnica».

Il futuro leader del centrodestra

«Deve aver ottenuto una laurea con il massimo dei voti, aver costruito alcuni quartieri modello alla periferia di una grande città, aver fondato tre tv commerciali, vinto 3 Champions League, ottenuto decine di milioni di voti dagli italiani. Uno con queste caratteristiche lo conoscevo ma, per non correre rischi, i signori della sinistra con l'aiuto dei loro amici magistrati lo hanno reso incandidabile».

L'unico «mea culpa»

«In questi vent'anni ho una colpa della quale non mi do pace: non essere riuscito a convincere gli italiani a darmi il 51% dei voti».

Le differenze tra destra e sinistra

«Spesso la sinistra al governo è costretta a fare politiche di destra? Certo: è costretta a fare i conti con la realtà e al tempo stesso non è vittima dell'aggressione conformistica del politicamente corretto, di solito sostenuta dai grandi mezzi di informazione, dal mondo della cultura, dai sindacati, dalla magistratura».

Se fossi a palazzo Chigi

«Le linee guida: meno tasse, meno Stato, meno Europa, più aiuto a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, più garanzie e riforma della giustizia con la separazione delle carriere, una nuova disciplina delle intercettazioni, della custodia cautelare e della legittima difesa»

Il fisco amico

«Meno tasse con la flat tax, via le tasse sulla casa, via l'imposta di successione, via l'Irap, via l'Imu agricola, via le autorizzazione preventive».

Svolta in politica estera

«Abolirei ogni sanzione nei confronti della Russia e farei una politica estera del tutto diversa».

Un Cavaliere al Colle

«Ci sarebbe stato un Quirinale arbitro e garante, non un protagonista fazioso come è stato in un passato recente. Ma non ho mai aspirato al Quirinale: sono un attaccante, non un arbitro».

I miei figli mai in politica

«Sono un padre liberale, che ha sempre rispettato le scelte dei propri figli. Ma se qualcuno di loro mi annunciasse di voler fare politica diventerei di colpo autoritario. Non accetterei mai che qualcuno dei miei figli possa subire quello che ho subito io».

L'Italicum e le riforme

«Non vedo cosa ci sarebbe di berlusconiano nella nuova legge elettorale che consente a una sola forza politica che raccoglie appena il 20% dei consensi di governare senza controlli e senza contrappesi».

Merkel e Cameron

«Entrambi sono certamente dei modelli a cui guardare. Ma le loro idee non coincidono del tutto né tra di loro né con le nostre. Con la Cdu abbiamo in comune i valori di fondo espressi nel Ppe; con i conservatori britannici l'idea di libertà economica, di riduzione del carico fiscale, di limiti al potere dello Stato e di solidarietà atlantica».

Il futuro della carta stampata

«Come fonte di notizie il giornale è fatalmente anticipato dalla televisione e dal web; ma come strumento di riflessione, di critica, di dibattito, di approfondimento rimarrà insostituibile».

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