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Per il viaggio del premier negli Usa la tv di Stato si mobilita: cinque inviati dall'Italia, oltre a due corrispondenti sul posto

Roma No ai talk show. Sì a microfoni, taccuini e telecamere. Chissà se Matteo Renzi farà più ascolti di Castle o di Affari tuoi . Di certo alla sua incursione a New York per l'assemblea generale dell'Onu è stata garantita una copertura assoluta. Impossibile che ai media nazionali sia sfuggito niente del suo passaggio al Palazzo di Vetro, degli incontri bilaterali (nel programma il presidente iraniano Hassan Rouhani, il re di Giordania Abdullah II, e il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi) per non parlare dell'intervento al concerto del Central Park, con Pearl Jam, Beyoncé, Ed Sheeran, Coldplay. E lo stesso Renzi, per tre minuti e solo per parlare.

Perché se è vero che il premier ha ormai dichiarato guerra ai talk show, simbolo, secondo lui, di una realtà distorta e di una informazione vecchia, ai microfoni e ai taccuini old style non ha rinunciato e non intende farlo nemmeno in futuro. Al seguito della sua missione newyorkese, sono andati cinque inviati della Rai con troupe al seguito. Lo stesso avvenne per il G20 di Brisbane in Australia. Poi per una missione in Israele. Al seguito, anche stavolta, Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews24 e Giornale Radio Rai. A New York ci sarebbero anche i corrispondenti, ma alla Rai hanno spiegato che erano impegnati a seguire la visita del Papa negli Usa.

Sfortunata coincidenza. Da una parte Papa Francesco, nella sua prima visita negli Usa. Dall'altra il capo del governo italiano scende nell'agone della politica internazionale in un momento difficilissimo, tra guerre e crisi dell'immigrazione.

Ma la copertura mediatica di Palazzo Chigi sembra sempre più un revival anni Ottanta, a scapito dell'informazione stile anni Novanta. Insieme ai voli di stato senza inibizione, ritorna un giornalismo un po' in stile Prima Repubblica. Quello che ai tempi del pentapartito garantiva la copertura degli eventi quando avevano al centro i politici, in testa chiaramente il presidente del Consiglio. Tramontano i talk show, che invece si reggono sul contraddittorio se non sullo scontro. Comunque poco adatti a comunicare buone notizie.

Bocciati dagli ascolti degli italiani, probabilmente saturi di informazoni indigeste. Affossati dello stesso premier. Come quando recentemente ha irriso Giovanni Floris e Massimo Giannini perché avevano fatto meno ascolti del film Rambo .

Il rischio che tutto si riduca a un gioco di immagine c'è. Lo segnalano, senza fare nemmeno troppa polemica politica, i vertici di Forza Italia. Maurizio Gasparri teme che a portare Renzi negli Stati Uniti sia stata la stessa molla che l'ha portato alla finale degli Open di Tennis tra le tenniste italiane Vinci e Pennetta. Una photo opportunity , a scapito delle tante cose da discutere con i vertici del mondo. «L'Assemblea generale dell'Onu - ha chiesto il senatore azzurro - non sia per Renzi l'ennesima passerella. Ci aspettiamo un confronto serio e una presa di posizione decisa soprattutto sul fronte immigrazione e terrorismo. Renzi si dia da fare e porti a casa qualche risultato. Questa volta la partita la gioca lui. Temiamo un risultato molto deludente».

Non per gli ascolti, direbbe Renzi.

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