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Viaggio nella piazza romana di Salvini

Non solo Casa Pound. Con la Lega anche putiniani e monarchici

Viaggio nella piazza romana di Salvini

Piazza gremita e composita. A manifestazione conclusa si può dire che Matteo Salvini ha vinto la sua scommessa. In un pomeriggio soleggiato il leader della Lega è riuscito a riempire Piazza del Popolo molto più di quanto fece l'altro Matteo prima delle Europee.

Molto coreografico è stato l'ingresso dei militanti di Casa Pound che sono arrivati percorrendo le scalinate del Pincio con in mano cartelloni di solidarietà ai due marò e con le bandiere di “Sovranità”, il movimento politico fondato dal loro leader Simone Di Stefano. Piazza del Popolo non accoglie solo i “ragazzi di Casa Pound” ma vede la presenza di tante altre forze che fanno riferimento all'estrema destra, radicate solo a Roma o solo in alcune piccole realtà locali. Ne sono un esempio il movimento veneto “Rinascere” o “Riva Destra” che fa riferimento a Fabio Sabbatani Schiuma, noto esponente della destra romana prima con An e poi, per un breve periodo, con il Pdl.

Tra le tante bandiere della Lega Nord-Padania spicca anche una bandiera dell'Italia monarchica, una forza politica due anni fa che si è anche presentata alle ultime elezioni comunali di Roma. I suoi militanti, davanti all'obiezione che i leghisti come Salvini fino a poco tempo fa propugnavano il distacco della Padania dall'Italia che i monarchici avevano unito, rispondono che ormai la Lega è cambiata e che è giusto stare dalla parte di chi difende gli italiani e la sovranità del nostro Paese dall'Europa. E dopo i monarchici si incontrano anche i vecchi cattolici integralisti che ammirano Salvini perché lui “sta con la Patria e con Gesù, mentre gli altri stanno con i gay e i musulmani e contro Gesù”. Poi vi sono gli anti-Marino dell'associazione Roma nel cuore che si occupa di denunciare i problemi e i disservizi della Capitale, dalle buche alla raccolta dei rifiuti.

Ogni manifestazione che si rispetta, poi, vede l'immancabile presenza delle bandiere dei quattro mori. A issarla è un vecchio missino di Carbonia (uno dei paesi più rossi della Sardegna) che non si vergogna di definirsi “fascista, molto deluso da Fini”. Praticamente assenti, invece, le bandiere di Fratelli d'Italia, nonostante il forte seguito che Giorgia Meloni gode a Roma. Evidentemente, ornai, anche i “fratellini” si sentono salviniani e non hanno problemi a riconoscersi nelle insegne della Lega. Discretamente numerosa è, invece, la presenza dei militanti del Pin, il Partito Italia Nuova, fondato qualche anno fa da Armando Siri, che condivide con la Lega la battaglia per la “flat tax”.

Dalla Sicilia arrivano i ragazzi di Spazio libero Cervantes, movimento di destra radicale nato a Catania dopo l'occupazione di una scuola. Il loro portavoce, Gaetano Fatuzzo, ha spiegato la sua presenza come un atto di fiducia condizionata in Salvini che “deve decidere se stare con i giovani identitari o con i vecchi democristiani o autonomisti di Raffaele Lombardo che hanno distrutto la Sicilia e che poco hanno a che fare col suo progetto sovranista”. Cospicua anche la presenza dei neo-leghisti umbri e toscani delusi da Silvio Berlusconi e di russi che chiedevano la fine delle sanzioni. In questo contesto stride alquanto lo slogan “Veneto libero” scandito dai supporter di Luca Zaia che ancora sperano nella secessione dall'Italia.

Sono ancora tanti i leghisti della prima ora che mal digeriscono la svolta “nazionalista” del loro leader.

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