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Viale Mazzini mette il tetto ai maxi stipendi delle star

La decisione dopo otto ore di Cda: mai oltre i 240mila euro l'anno. Ma il governo può ancora intervenire

Viale Mazzini mette il tetto ai maxi stipendi delle star

Nessuna marcia indietro. Il consiglio di amministrazione della Rai - una vera maratona durata otto ore - conferma il tetto agli stipendi delle star che ora, salvo un intervento in zona Cesarini da parte del governo, vedranno ridursi l'emolumento annuo a un massimo di 240mila euro. Una piccola rivoluzione e l'inizio di una nuova era all'insegna di una relativa austerità, anche se parliamo sempre di 20mila euro lordi mensili, ma comunque molto meno di quanto attualmente percepiscono 42 volti di punta dell'azienda come Piero e Alberto Angela, Antonella Clerici, Flavio Insinna, Luciana Littizzetto, Amadeus, Bruno Vespa e Massimo Giletti.

I consiglieri di amministrazione si schierano tutti sulla stessa linea con la sola eccezione di Carlo Freccero, contrario al tetto, mentre pare che il Campo Dall'Orto propendesse per una proroga. L'impressione diffusa tra i membri del cda è che il governo e il ministro Padoan in particolare, avesse una gran voglia di scaricare su di loro la patata bollente. A riaprire la questione era stato un parere dell'Avvocatura dello Stato favorevole a una interpretazione «riduttiva» della norma a tutela della concorrenzialità dell'azienda. Il cda, però, aveva fatto presente con dichiarazioni pubbliche, che per sbloccare la situazione l'azionista di maggioranza, ovvero il ministero dell'Economia, avrebbe dovuto recepire il parere e metterlo nero su bianco senza alcuna ambiguità. Posizione ragionevole visto che in assenza di questa piena e assoluta assunzione di responsabilità da parte del governo i consiglieri, oltre a farsi carico di una misura impopolare, avrebbero rischiato in prima persona di fronte ai vari ricorsi pronti a partire da parte di esponenti politici e associazioni dei consumatori, con una possibile richiesta di danni da parte della Corte dei Conti. Il documento letto in consiglio dalla presidente Monica Maggioni non ha soddisfatto i consiglieri. «Decisamente fumoso», lo definisce Giancarlo Mazzuca. «Non è andato oltre un riferimento abbastanza generico al parere dell'Avvocatura, ben lontano da quanto sarebbe stato necessario, nessun atto formale, insomma», racconta Arturo Diaconale. «L'interpretazione prevalente della legge è quella estensiva. Non possiamo essere noi consiglieri a modificarla».

I consiglieri di amministrazione mercoledì prossimo dovranno confrontarsi con la Commissione di Vigilanza Rai che potrebbe poi dire la sua attraverso un atto di indirizzo. Si annunciano altre puntate di questa vicenda così come inevitabilmente si intensificheranno le voci di possibili passaggi delle star alla concorrenza, in un prevedibile gioco delle parti. Ma salvo sorprese la delibera resta e la legge dovrà essere applicata a tutti, artisti compresi, e non solo ai dipendenti e consulenti Rai.

Il cda si esprime anche sul bilancio Rai che viene approvato con il voto contrario di Arturo Diaconale e di Giancarlo Mazzucca e l'astensione di Paolo Messa.

Posizioni critiche legate al rafforzamento delle entrate attraverso il canone in bolletta a cui non sono corrisposti simmetrici miglioramenti dei conti da parte di Viale Mazzini.

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