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Vienna insegna: leggi anti islamismo

Niente imam di importazione, prediche solo in tedesco, no ai finanziamenti stranieri per le moschee

Vienna insegna: leggi anti islamismo

Una legge che regola il rapporto fra l'islam e lo Stato, e che si propone come modello per il vecchio continente. È l'Austria a fare da apripista con l'Islamgesetz, una norma ad hoc per l'islam, che regolerà la relazione dello Stato con la comunità musulmana, composta da 570mila musulmani residenti (su 8,5 milioni di abitanti). Già nel 1912, del resto, Vienna aveva anticipato tutti con una legge per i musulmani, quando il Kaiser Francesco Giuseppe annesse la Bosnia-Erzegovina. Allora si pose il problema di una nazione multietnica e la monarchia austro-ungarica fu il primo paese in Europa a riconoscere ai musulmani, come a tutte le altre confessioni nazionali, lo status di comunità religiosa e il diritto di amministrarsi.

Oggi, con l'Islamgesetz, si spinge ancora più avanti: perché la nuova legge dà più diritti ma anche più doveri e - per esempio - impone che gli imam siano «formati» in Austria e predichino in tedesco. «L'Islam fa parte dell'Austria», ha detto il 28enne ministro degli Esteri e dell'integrazione Sebastian Kurz: l'obiettivo è «un islam di stampo europeo», spiega sottolineando che la legge «non è una reazione al terrore» dell'Isis. La Germania «spia»: la Merkel apprezza molto l'idea di vietare gli «imam importati». L'islam viene riconosciuto come una ragione sociale, vincolato alle regole dello stato di diritto, e tenuto ad osservare un «atteggiamento positivo verso la società e lo Stato», che prevale sulla Sharia. Vietato il finanziamento estero delle istituzioni religiose. Per la prima volta si riconosce il diritto alla cura spirituale nell'esercito o in carcere, agli ospedali e a propri cimiteri. Permessi anche i precetti alimentari e la circoncisione (vietata invece espressamente la mutilazione genitale femminile). Inoltre lo studio dell'islam è ampliato all'Università di Vienna fino a sei docenti. Molte lodi alla nuova legge e - come prevedibile - anche molte critiche.

Da una parte si apprezza che, dopo 103 anni, sia varata una nuova legge che riconosca diritti ai musulmani. Dall'altra parte viene criticata perché sarebbe «un voto di sfiducia» ai musulmani e una resa al populismo. Spara a zero Heinz-Christian Strache, il leader Fpoe (destra): troppo vago l'obbligo del tedesco nelle moschee, manca un divieto per minareti e burka e, soprattutto, dice: «No, l'Islam non appartiene all'Austria». Lo Standard critica invece il parallelo islam uguale islamismo.

Si pretende dai musulmani ciò che non si chiede a nessun altro gruppo religioso, ma servirebbe «una legge uguale per tutti».

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