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"Vietato licenziare i calciatori". Così la legge sgonfia il pallone

Teutonicamente rigida, la giudice ha applicato le norme, dice. Le norme, non il buonsenso e neppure la logica

Heinz Muller, ex portiere del Magonza
Heinz Muller, ex portiere del Magonza

Quindi nel 2041 Heinz Muller giocherà ancora nel Magonza. Calciatore a 61 anni per sentenza. Portiere a vita per ordine della giudice Ruth Lippa, che ieri ha stabilito che un giocatore di pallone professionista, se resta in una squadra per più di due anni, deve avere un contratto a tempo indeterminato. Perché è un lavoratore come gli altri e in Germania così funziona: dopo 24 mesi a termine si viene assunti per sempre. Per forza. Teutonicamente rigida, la giudice ha applicato le norme, dice. Le norme, non il buonsenso e neppure la logica.

Una giustizia così è quantomeno folle. Una giudice così odia il calcio per qualche motivo o non lo conosce. Perché è una sentenza che non esiste, che non può esistere. Che significa «calciatore a tempo indeterminato»? Che fino all'età della pensione può stare nello stesso club. E se il club lo vuole vendere e lui non vuole?

Siamo ai confini della surrealtà, ma potenzialmente questa è una storia epocale. Anche il caso Bosman, 20 anni fa, cominciò con una sentenza bislacca. Ecco, questa lo è di più, perché non considera le seguenti cose:

1) che il lavoro del calciatore è strettamente collegato alle sue prestazioni atletiche;

2) che il principio fondante del calcio professionistico è proprio nella temporaneità dei contratti.

La giustizia tedesca ha un problema, che però rischia di diventare un problema europeo, quindi di tutti noi. Perché una carta bollata può demolire un sistema. Provate a immaginare: se mai passasse una cosa del genere i giocatori, tutti i giocatori, potrebbero firmare per massimo due anni per avere la possibilità di liberarsi. E i club che vorranno blindare qualche giocatore dovranno impegnarsi per sempre. Significa l'autodistruzione: i giocatori più forti avranno sempre più potere, perché ogni due anni saranno liberi di cercare chi gli offre di più. Quelli meno forti saranno ripudiati o dovranno firmare a vita, diventando un peso enorme per aziende già malmesse come i club pallonari. Significa uccidere i giovani: chi li prenderà? Chi gli darà una chance più lunga di due anni col rischio di doverli assumere a vita?

La sentenza Bosman del 1995 ha ampliato la forza contrattuale dei giocatori, padroni assoluti del loro destino: a contratto scaduto possono andare dove vogliono senza che il club di provenienza prenda un solo euro. E adesso? Adesso sarebbe il contrario: chi si lega per più di due anni diventa di proprietà totale del club. Siamo tra il delirio e l'idiozia. L'ha pensato un giudice. Una giudice. Ci vuole impegno a diventare più insensati dell'insensato mondo del calcio. C'è riuscita la giustizia.

Tedesca, per giunta.

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