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Alla vigilia delle dimissioni di Giorgio Napolitano, si pensa solo al suo successore

Re Giorgio se ne va. Renzi: "Sceglieremo un arbitro non un giocatore". Si apre il mercato per decidere il successore

Alla vigilia delle dimissioni di Giorgio Napolitano, si pensa solo al suo successore

Domani mattina, intorno alle 11, Giorgio Napolitano firmerà la lettera di dimissioni dalla carica di capo dello Stato. E per molti sarà una giornata di "liberazione". Un addio che da mesi era nell’aria e che negli ultimi giorni si è concretizzato. Dopo la consegna della lettera, al Quirinale inizieranno per Napolitano le cerimonie di saluto. Alle 12, quello che sarà ormai l’ex Presidente della Repubblica, lascerà il Colle per dirigersi nella sua residenza privata dove si dice felice di tornare. "Qui si sta bene, è tutto molto bello - ha commentato Napolitano - ma è un po' una prigione. A casa starò bene e passeggerò".

La formalità conterrà il momento dell’abdicazione, mentre fuori dal Palazzo echeggerà un grosso sospiro di solievo. Perché, si sa, ormai Napolitano non era più gradito. Nè alla politica, nè ai cittadini.

Quello che preoccupa è il post, quello che accadrà dopo l’addio di Napolitano. L’elezione del nuovo Capo dello Stato è la vera partita politica aperta in Italia. Il nocciolo della questione è tutta in un nome. Perchè il profilo del successore già c’è, almeno a parole. I fatti, si sa, sono tutt’altra cosa. E Matteo Renzi ne è consapevole e vuole chiudere in fretta la partita del Colle: già il primo febbraio, il premier di poter eleggere il successore di Napolitano. Sembra che le votazioni possano iniziare il 28 gennaio, 14 giorni dopo. Il suo successore- ha ribadisce il presidente del Consiglio rispondendo alle domande di giornalisti a Strasburgo- dovrà essere un "arbitro". "La Costituzione - ha detto - descrive per la presidenza della Repubblica il "profilo di un arbitro saggio": il capo dello Stato "non è il giocatore di una delle due squadre ma ha rilevanti responsabilità nella vita quotidiana, rilevantissime in alcuni momenti storici, servirà una personalità di grande livello".

Ogni giorno, ormai, è toto-nomi. Sempre in pole position c’è la candidatura di Romano Prodi, rilanciata recentemente da Pierluigi Bersani. Di male in peggio, insomma. Risalgono nelle quotazioni anche le candidature di Pier Carlo Padoan, attuale ministro dell’Economia, e quella di Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia. Ma c’è anche chi considera Walter Veltroni come papabile capo dello Stato, mentre continuano a girare i nomi di Dario Franceschini e Pier Ferdinando Casini, che potrebbe saltar fuori dal cilindro qualora la situazione si facesse spinosa.

Le tappe istituzionali del dopo Napolitano sono ormai chiare. Le sue veci saranno assunte dalla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, Pietro Grasso, che si trasferirà a palazzo Giustiniani, sede della supplenza presidenziale. Grasso eserciterà il suo ruolo con il supporto degli uffici del Quirinale, mentre le sue funzioni di presidente del Senato passeranno nelle mani della vicepresidente Valeria Fedeli.
Nel frattempo, la presidente della Camera, Laura Boldrini, avrà proceduto alla convocazione della platea che eleggerà il nuovo Capo dello Stato. Platea composta da: 630 deputati, 315 senatori più i senatori a vita, i delegati delle Regioni (tre per ogni Regione tranne la Val d'Aosta che ne indicherà uno solo). Per fare in modo che le Regioni eleggano i loro delegati, l'elezione del successore del Capo dello Stato non potrà essere convocata prima di 15 giorni dalla data delle dimissioni. Una tempistica che può essere modificata: del resto, accadde anche nel 2013 che le votazioni ebbero inizio dopo 13 giorni.
L'elezione del Presidente della Repubblica, prescrive la Costituzione, ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Mentre, è ormai noto, che le trattative per individuare ‘il nome’ sono state storicamente tra i momenti più affannosi della vita politica italiana. Pochi i requisiti previsti dalla Costituazione per essere eletto come Presidente: "può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici.

L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica" recita l'articolo 84.

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