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Vincenzo che insegnava il mestiere ai giovani: "La divisa? La considerava una seconda pelle"

Il ricordo dei colleghi: generoso con tutti, l'Arma era la sua vita. Il dolore del padre

Vincenzo che insegnava il mestiere ai giovani: "La divisa? La considerava una seconda pelle"

«Una brava persona, una di quelle che la mattina ti salutavano sempre. Ligio al dovere, un carabiniere che aveva la divisa incollata addosso». Così gli abitanti di Cagnano Varano, il paese in provincia di Foggia finito ieri mattina sulle cronache nazionali per il gesto del pluripregiudicato Giuseppe Papantuono, descrivono il maresciallo Vincenzo Carlo Di Gennaro. Aveva 46 anni, era scapolo e abitava con l'anziano padre, che ora piange disperato quel figlio che era la sua unica gioia. Aveva deciso di non sposarsi perché la sua vita l'aveva dedicata all'Arma, in cui era entrato, come molti suoi colleghi, da giovanissimo.

Originario di San Severo, da dieci anni prestava servizio alla stazione dei carabinieri del Foggiano, di cui era vice comandante. Il sindaco del paese ha raccontato ai media che «era un maresciallo dalla grande professionalità, sempre disponibile e pronto a sacrificarsi per il suo lavoro». L'Arma dei carabinieri gli ha dedicato un post su Facebook: «Una vita umana vale il mondo intero. E così scrivono - il maresciallo Vincenzo Carlo Di Gennaro, morendo in servizio nella piazza di Cagnano Varano, è un mondo che scompare. Lo ha ucciso un uomo con precedenti penali, che ha estratto la pistola in occasione di un controllo e ha sparato ferendo anche un altro carabiniere, al quale vanno i nostri auguri di pronta guarigione. Il maresciallo era celibe e non lascia figli. Ma tutti ne siamo orfani. I familiari, gli amici, i colleghi. Chiunque abbia a cuore la giustizia e conosca il valore della vita. Arrivederci Vincenzo Carlo. Il viaggio ti sia lieve».

E tutta l'Italia oggi è orfana e piange un rappresentante delle forze dell'ordine che è esempio di attaccamento a un mestiere che sta diventando sempre più pericoloso. «Non aveva altro che l'Arma , che era la sua casa, il suo lavoro, i suoi affetti. Era un uomo da apprezzare, sempre pronto per tutti dicono ancora in paese -, sempre disponibile a dare una mano, a combattere le ingiustizie e la criminalità. L'opposto di chi lo ha ucciso. Vincenzo era una persona di valore, un carabiniere vero, che non si lamentava mai dei turni e che era sempre pronto a insegnare ai più giovani. Tanto che in auto era con un collega di 23 anni». Quando in caserma mancava qualcosa spesso si faceva carico di acquistare il materiale. Era generoso e altruista e anche per questo non gli si poteva non volere bene. Resta una domanda: perché sia toccato a una persona così morire per mano di un delinquente? La risposta sta nella scelta di indossare quella divisa. «Lui sapeva i rischi che correva racconta un collega -, come lo sappiamo tutti noi. Eppure continuava a farlo, perché di fronte alle ingiustizie ci deve essere sempre qualcuno che le combatte».

Ora dovrà essere lo Stato a garantire la pena adeguata per chi ha ucciso un eroe di tutti i giorni, il cui nome, fino a ieri mattina, era sconosciuto ai più.

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