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Visto dagli Usa, Trump può farcela

È ricco, ama ostentarlo, però sa mettersi in sintonia con l'americano medio. Specialmente con quello stanco del "politicamente corretto"

Visto dagli Usa, Trump può farcela

Sconcerto, paura, speranza: Donald Trump anche questa settimana ha ridotto in briciole i concorrenti repubblicani conservatori, lui che conservatore non è mai stato e che anzi ha nel passato versato milioni di dollari nelle casse dei democratici, a cominciare da quelle di Hillary Clinton. La sua terza moglie, Melania Trump, punta diritta al ruolo di First Lady alla Casa Bianca e tutta la famiglia è scesa in campo, in testa la figlia Ivanka che è una business woman di grande successo, come sono di successo i figli maschi. «Come mai i suoi figli sono riusciti così bene e hanno imparato a fare profitto da soli?», gli chiedeva ieri sera una giornalista di Fox News. La risposta: «Perché li ho tenuti sempre lontani da droga e alcol, hanno sempre avuto le idee chiare e la testa lucida». Trump deve superare in tutte le interviste la questione del suo presunto antifemminismo e del suo razzismo. Ha chiamato alcune donne «grasso maiale» o «animale schifoso». Ha detto che i clandestini messicani sono degli stupratori e che lui costruirà il muro del Messico sulla frontiera e chiuderà così la questione degli immigrati illegali. Risponde con calma: «Io ho trattato male alcune donne specifiche. Quelle, e non tutte le donne». Controprova: «Guardate le mie aziende: sono piene di donne ai livelli più alti. I messicani? Stessa storia. Le mie aziende sono piene di ottimi e stimati lavoratori messicani i quali sono terrorizzati dall'arrivo di immigrati illegali, pronti a tutto e spesso violenti. Farò il muro, non torno indietro, e proteggerò anche i messicani immigrati legalmente». Tutto ciò piace. Piace molto alle donne. Un sondaggio mostra che le donne colte apprezzano Trump anche se vengono dalla sinistra, perché non ne possono più delle regole del politicamente corretto. Trump ha ripetuto: «Io non ho tempo da perdere col politicamente corretto. E neanche gli Stati Uniti hanno tempo da perdere con queste sciocchezze». Lo accusano di non avere una cultura di governo: «Un uomo di governo, un presidente, non deve sapere tutto. Deve sapere assumere le persone che sanno le cose». Dice che lui ha una profonda stima dei generali delle forze armate: «È gente molto seria che studia le questioni con intelligenza. Io non li conosco, ma quando li sento in televisione capisco che sono persone di prima qualità».

Donald Trump, come lo Zio Paperone di Walt Disney – Uncle Scrooge – è di origine scozzese perché suo nonno era scozzese, suo padre ha costruito quasi la metà del Borough di Queens a New York (abitato in gran parte da italiani). Questo riferimento disneyano-scozzese non è casuale: per anni nell'androne dorato del suo grattacielo sulla Fifth Avenue – la Trump Tower – era istallata una enorme statua policroma di Uncle Scrooge (Zio Paperone) nella versione disegnata dal geniale Carl Barks. Anche Uncle Scrooge veniva dalla Scozia e mise in cornice la prima moneta di nichel guadagnata sul suolo americano. Gli scozzesi sono celtici e dunque non Wasp, ma sono fieri protestanti. Che ne dice Trump dei rapporti fra cattolici e protestanti? Dice che lui protestante è e lo resta, ma che riconosce a Papa Francesco una leadership mondiale senza precedenti. Dunque, a prescindere dalle singole idee, grande rispetto per il Papa di Roma. La settimana scorsa è fuggito in Scozia dove sta allestendo una serie di campi da golf ed ha affrontato l'aspro accento dei suoi avi che esprimeva una certa paesana diffidenza. «No - ha detto - non sto diventando papista, ma devo avere a che fare anche con i papisti americani».

I sondaggi lo danno in crescita ovunque, specialmente fra chi vota per la prima volta e fra i democratici scontenti di Obama che è il re del politicamente corretto. Vuole riportare in auge il sistema militare e ricostruire il primato americano nel mondo, «Make America Great Again», far tornare l'America di nuovo grande. Ma, allo stesso tempo, non è antirusso: «Obama odia Putin e Putin odia Obama. Questo è male perché non si può fare la politica estera basata su un rancore personale. I rapporti con la Russia vanno studiati accuratamente e risolti senza crisi di nervi». Sull'Isis ha idee radicali: stroncare, distruggere. Nei salotti intellettuali è di moda accostare Donald Trump all'aspirante leader del Partito laburista inglese Jeremy Corbyn. Ovviamente i due non hanno molto in comune: uno è un imprenditore stramiliardario e l'altro è un vegetariano che odia il denaro e vorrebbe nazionalizzare le banche. Però i due hanno in comune un aspetto che noi diremmo grillino: sono due possibili leader che detestano il mondo della politica e che si presentano come anti-politica. Anche negli Stati Uniti il successo – per ora – di Donald Trump sembra legato alla crescente insofferenza verso la politica e verso la burocrazia. Qui si dice «Quelli di Washington» come da noi Roma ladrona. I politici in carica vestono dei completi grigi o blu – i suits , comuni anche ai poliziotti e ai funzionari delle tasse – e la gente non ne vuole più sapere di suits , benché Obama faccia sfoggio di jeans e camicie senza cravatta come del resto fa Tsipras.

Trump non è un conservatore, ma nemmeno un rivoluzionario. È convinto che sia sufficiente parlare come si mangia e fare quel che c'è da fare senza tanti contorcimenti. Quando gli dicono che l'idea di costruire un muro lungo la frontiera messicana è pazzesca, lui risponde «Sarà pazzesca ma io il muro lo faccio». I conservatori del suo partito lo odiano. Dicono che è un voltagabbana perché prima era di sinistra e ora si presenta nel tempio del Gran Old Party e pretende di farla da padrone senza avere alcuna esperienza politica.

Lui risponde con lo stile del presidente Theodore Roosevelt che diceva «Parla a bassa voce e impugna un nodoso bastone», ricordando ai suoi accigliati concorrenti interni quanti soldi ha dato personalmente a loro per finanziare campagne politiche inutili e dissennate.

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