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Vitalizi, indagati e leadership Tutte le ipocrisie dei grillini

«Rinunciamo ai soldi», ma non si può. Nuove regole pro Di Maio (sotto inchiesta). Grillo pronto al passo indietro

Vitalizi, indagati e leadership Tutte le ipocrisie dei grillini

Essere ipocriti sembra sia meglio che non essere eletti. Così ieri il blog di Beppe Grillo ha formalizzato una questione rimasta sospesa solo in apparenza: ormai Luigi Di Maio è il centro dell'universo a Cinque Stelle. Per lui si cambiano pure le regole del gioco: deve vincere le primarie ed è dunque indispensabile che possa parteciparvi. Fino a ieri il vicepresidente della Camera era fuorigioco: chi è indagato non può candidarsi e lui è accusato di diffamazione dalla procura di Genova, strascico giudiziario del caso Cassimatis, candidata sindaca cacciata poche ore dopo aver vinto le primarie genovesi. Pazienza, a tutto c'è rimedio.

Il codice etico? Non è più inflessibile. Non se bisogna salvare Di Maio. Ci pensa Beppe Grillo, lo ha scritto ieri sul suo blog: sarà candidabile premier per il M5S anche chi è indagato, a patto di chiarirne le motivazioni. Lo prevedono le regole per le candidature M5S alla premiership. Non ha sempre funzionato così, perché una volta il Movimento era forcaiolo, ma erano altri tempi. Ora si è deciso di cambiare: «Ai candidati a conoscenza di indagini o procedimenti penali verrà richiesto un certificato rilasciato ai sensi dell'articolo 335 del Codice di procedura penale, nonché i documenti relativi ai fatti contestati ed una breve relazione illustrativa dei fatti con autorizzazione espressa alla pubblicazione di tali atti nell'ambito dello spazio riservato a ciascun candidato». Il nuovo regolamento è chiaro, cancella in un colpo gli striscioni con su scritto «tutti a casa» e le grida furibonde dei primi V-Day, quelli del vaffa e non dei vitalizi.

Già, la storia dei vitalizi è un altro argomento caldo. Qui l'ipocrisia pentastellata raggiunge vette esaltanti. Deputati e senatori, capipopolo e capigruppo pentastellati come Alessandro Di Battista hanno appena proposto una sorta di scrittura privata da sottoscrivere con i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso. La sintesi: «Noi ci impegnano a rinunciare alla pensione da parlamentari». Certo, al raggiungimento del sessantacinquesimo anno d'età: qualcuno dovrà ricordarlo a Di Maio il 6 luglio 2051 e a Di Battista un po' prima, il 4 agosto 2043. Ricordare loro una regola inventata, in barba a tutte le norme in vigore, sottoscritta con chi tra 26 anni probabilmente non sarà più presidente di Camera e Senato.

Va bene, c'era un modo più veloce: deputati e senatori grillini potevano dimettersi, evitando paradossalmente che scattasse pure la loro pensione. Non potevano, hanno un sacco di cose da fare. Tutte in fretta e furia. Di Maio, per esempio, sarà il candidato premier del M5s e sarà «il Capo della forza politica» e «depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni».

Occhio, «capo della forza politica» fa riferimento all'Italicum modificato dalla Consulta in vigore attualmente e precisamente all'articolo 14 bis della legge. Lunedì a Milano verranno concordate le modalità di votazione: nessuno sa ancora un accidenti, pare coinvolgeranno pure dei notai, come a Rischiatutto. Probabile che le consultazioni abbiano inizio venerdì per concludersi sabato pomeriggio. Pochi minuti dopo Di Maio verrà proclamato candidato sul palco di Rimini.

Se nel frattempo qualcosa non funzionasse c'è sempre tempo per cambiare le regole.

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