Politica

Vittime del terrore, tre pagine di nomi «Di più gli islamici»

Daniel Mosseri

Berlino Tre pagine di nomi di località e sigle terroristiche, di date, di cifre. Sono gli attentati di matrice islamica avvenuti nel mondo dall'11 settembre del 2001 a oggi. Li ha riportati la Welt am Sonntag (Was), l'edizione domenicale della tedesca Welt. È stata l'ultima ondata di fatti di sangue a Ceylon a dare al direttore Johannes Boie l'idea di raccontare ai tedeschi quali e quanti fatti di sangue siano stati compiuti in nome di Allah. Il giornalista Daniel-Dylan Böhmer racconta al Giornale le genesi di un articolo che ha fatto molto rumore, «anche perché la Was è l'edizione domenicale più diffusa nel paese», spiega con una punta di orgoglio. Assieme a due colleghe, Böhmer ha compulsato le liste del Global Terrorism Database (Gtd), uno strumento dell'Università del Maryland dove sono raccolti i più significativi atti di terrore avvenuti su scala globale dal 1970 fino alla fine del 2017.

«La difficoltà più grande è stata filtrare quelli ritenuti di matrice islamica dagli altri di diversa natura». Böhmer ha usato la sua esperienza di inviato in Afganistan, Pakistan e Irak assieme a due colleghe esperte di Siria, Territori palestinesi e altre regioni del mondo piagate dal terrore islamico. «Abbiamo elencato solo gli attacchi con almeno 12 morti perché questo è il numero delle vittime dell'attentato Breitscheidplatz a Berlino nel dicembre del 2016», ha spiegato Böhmer. Un criterio minimo quello scelto dai redattori della Was che i tedeschi si ricordano molto bene. Böhmer segnale anche che per ragioni di spazio «abbiamo pubblicato dati relativi a 3.071 attacchi sui 31.221 avvenuti nei 18 anni presi in considerazione. Le vittime calcolate sono 95.934 su un totale di 146.811, il che significa che la maggior parte delle morti avviene negli attentati con almeno 12 vittime».

La mano che ha seminato tanta morte ha usato il Corano come legittimazione ma la Welt am Sonntag non ha inteso fare il processo alla seconda fede più diffusa al mondo. Tant'è che la pubblicazione della lista degli attacchi ha fatto il paio con la pubblicazione di un breve saggio del politologo tedesco Herfried Münkler il cui messaggio in sostanza è «non dobbiamo limitarci a commemorare le vittime ma indagare le cause di questa violenza; e notare che la maggior parte delle vittime sono di religione islamica». È questo il punto sul quale insiste anche Böhmer, secondo cui gli attacchi che hanno sconvolto l'Occidente «quasi scompaiono nel mare degli atti di violenza compiuti in Asia, Africa e nel mondo islamico». Benché freddi e già conosciuti, i dati verificati e riportati dalla Was hanno fatto clamore.

AfD in Sassonia, forse la sezione più dura e pura del partito populista tedesco, ha ritwittato il pezzo della Was con entusiasmo, per sottolineare come Islam e violenza facciamo rima.

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