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Quella vittoria di 25 anni fa che scardinò il comunismo

Sabato a Roma il leader celebra il primo successo in politica: «Adesso siamo pronti a un nuovo inizio»

Quella vittoria di 25 anni fa che scardinò il comunismo

C'era un tempo, neanche troppo lontano, in cui gli intellettuali italiani si schieravano dalla parte di Cesare Battisti, tuonando e firmando appelli per la sua liberazione. Un assurdo castello, spazzato via dalla sua confessione.

Il «caso Battisti» riapre improvvisamente, in maniera eclatante, la riflessione sugli errori dei nostri cosiddetti intellettuali organici, costruttori di senso comune disponibili a entrare in contraddizione con il buonsenso nel nome dell'ideologia. Un monopolio e un assedio che nei suoi 25 anni di carriera politica Silvio Berlusconi tentò perlomeno di scalfire nel 1996, reclutando un drappello di intellettuali, non militanti ma naturalmente disorganici e dotati di una forte capacità critica e analitica.

Il Cavaliere li invitò a osare e tentare una sortita liberatoria, a sposare pubblicamente e con un impegno in prima persona il pensiero liberale e liberista anglosassone, criminalizzato da sempre in Italia, a ribaltare la parola d'ordine statalista e mettere le persone al centro del progetto politico. Era la stagione dei professori, una campagna elettorale in cui il leader del centrodestra mise in campo i suoi gioielli: otto intellettuali che il 21 aprile di quell'anno corsero alle elezioni con il Polo affascinati dal sogno liberale del fondatore di Forza Italia.

I nomi erano quelli di Piero Melograni, Marcello Pera, Lucio Colletti, Antonio Marzano, Giorgio Rebuffa, Vittorio Mathieu - candidato al Senato, non fu eletto -, Renato Brunetta, Saverio Vertone (senza dimenticare Antonio Martino, Giuliano Urbani e Giuliano Ferrara). Una sortita in un terreno vergine dagli esiti controversi. Alcuni resteranno delusi, in uno scontro tra personalità forti con il fondatore del partito, altri cadranno sopraffatti dall'amarezza per l'inazione parlamentare. Altri rimarranno fedeli all'idea e all'anelito di speranza iniziale. Di certo tutti affrontarono con coraggio l'esposizione a una prevedibile gogna spietata, un processo pubblico in cui vennero bollati come opportunisti desiderosi di passare all'incasso in un'epoca in cui Berlusconi era descritto e percepito dall'intellighenzia come l'essenza di ogni male.

Quel tentativo di mettere in campo uomini capaci di pensare la realtà diversamente dal pensiero dominante fu vissuta come uno sgarbo e un tradimento. A Berlusconi, già colpevole di aver sedotto la gente senza la mediazione intellettuale, non venne perdonato il tentativo di dare sostanza a un partito dall'identità multiforme, non ideologico ma nato ascoltando il senso comune. In quella stessa stagione ci furono altri arruolamenti, basti pensare a Gianfranco Miglio nella Lega o Domenico Fisichella in Alleanza Nazionale. Sabato mattina al palazzo dei Congressi dell'Eur Forza Italia celebrerà i suoi 25 anni di storia con un'Assemblea nazionale ad hoc, la prima dell'era gialloverde, alla presenza di Silvio Berlusconi. «Ricorderemo i nostri 25 anni di battaglie con l'impegno di un nuovo inizio» si legge nell'invito on line.

Uno sguardo retrospettivo che non potrà non comprendere anche la stagione dei professori l'unico, vero tentativo di ribaltare lo schema storico e l'egemonia culturale marxista-leninista.

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