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Il vizio del doppio lavoro: il portavoce di Padoan si fa lo spot per la Consip

Se al regime fascista va il merito di aver introdotto in Italia il dopolavoro, al governo Pd si deve l'istituzione del doppio lavoro

Il vizio del doppio lavoro: il portavoce di Padoan si fa lo spot per la Consip

Roma - Se al regime fascista va il merito di aver introdotto in Italia il dopolavoro, al governo Pd si deve l'istituzione del doppio lavoro. Che, però, non sembra un risultato di cui andare fieri. Sbagliare una volta è concesso, perseverare nell'errore no. Pd e governo stanno perseverando nell'errore di sdoganare il doppio incarico per i consulenti di ministri e presidente del Consiglio. Dopo i casi di Filippo Sensi, portavoce ufficiale del premier Paolo Gentiloni, stipendiato dalla presidenza del Consiglio ma utilizzato anche da Matteo Renzi, e di Tiberio Barchielli, fotografo ufficiale di Palazzo Chigi e segugio del segretario dei dem in occasione del tour per la presentazione del libro Avanti, anche il cattedratico ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan casca nella moda del doppio lavoro. A fine giugno, il suo portavoce Roberto Basso, è stato piazzato - senza stipendio - alla presidenza di Consip, dopo l'azzeramento dei vertici della centrale unica degli appalti pubblici in seguito alle inchieste di Roma e Napoli. Ma se il doppio lavoro del portavoce di Padoan non sembra una novità, nonostante il Mef sia il controllore di Consip, Basso, si è superato, diventando, addirittura, portavoce di se stesso: il neo presidente di Consip, che ricopre anche il ruolo di direttore generale della comunicazione istituzionale del ministero dell'Economia, non ha esitato a invadere la chat WhatsApp, riservata per le comunicazioni relative alle attività del Tesoro, per promuovere, invece, un comunicato di Consip.

Il portavoce di Padoan ha, dunque, provato a sponsorizzare la propria attività di presidente di Consip attraverso i canali ufficiali del Tesoro. Basso ha tentato di mettere una toppa alla gaffe, attribuendo l'invasione in chat alla necessità di accelerare i tempi per la pausa estiva. Difesa quasi inutile, tanto per Pd ed esecutivo il doppio lavoro è una moda. Il caso di Filippo Sensi è stato risolto nei giorni scorsi. Dalla caduta del governo Renzi, Sensi non ha mai smesso di fare il doppio lavoro: capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, dove nel frattempo era arrivato Gentiloni, e portavoce di Renzi. Addirittura, in occasione della visita di Barack Obama a Milano, Sensi aveva mollato Gentiloni per dedicarsi anima e corpo alla cura dell'incontro tra l'ex presidente Usa e il segretario Pd. Ora pare che tra Sensi e Renzi sia finita, perché il leader del Pd ha nuovamente arruolato Marco Agnoletti.

Nessun benservito, invece, per Tiberio Barchielli: il fotografo ufficiale di Palazzo Chigi, pagato dalla presidenza del Consiglio, continua ad essere l'ombra del rottamatore.

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