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Ma le voci di Palazzo dicono: è Rutelli l'asso nella manica

Ma le voci di Palazzo dicono: è Rutelli l'asso nella manica

RomaÈ se il prossimo presidente fosse Francesco Rutelli? La voce si fa strada da giorni: sarebbe lui il mister X nella saccoccia di Matteo Renzi. Pensateci bene, il personaggio non manca di argomenti per giocarsi le sue carte. Ne elenchiamo alcuni.

Primo: l'ex sindaco di Roma è da tempo fuori dal giro che conta e questo al momento è un requisito che vale come un bonus. Anzi: doppio bonus. Dopo aver lasciato nel 2009 il Pd, l'ex «Cicciobello» si è perso tra i cespugli dei centristi convinti di diventare foresta e rimasti invece tali. Nel 2013 non si è candidato nemmeno per il Parlamento da cui, a partire dal 1983, anno della sua prima elezione nelle file radicali, era mancato soltanto nell'epoca in cui aveva di meglio da fare: il sindaco a Roma. A proposito, su di lui grava ancora lo stigma di aver fallito la corsa a un terzo mandato al Campidoglio nel 2008, quando perse al ballottaggio contro Gianni Alemanno consegnando Roma al centrodestra. Ma l'uomo è capace e paziente: si è ripulito e ha acquisito un' allure istituzionale facendo (ottimamente) il presidente del Copasir e assumendo il ruolo di capitano non giocatore di una certa area politica cattosinistrorsa che ancora lo rimpiange come «il miglior sindaco di Roma degli ultimi vent'anni». Non un gran vanto, a giudicare dai successori. Ma tant'è, Rutelli è perfetto per non scontentare nessuno.

Secondo: Rutelli può dirsi renziano ad honorem senza mai essersi sporcato le mani con la Leopolda e con il Pd alla fiorentina. È stato in qualche modo lo scopritore (lui preferisce dire talent scout ) dell'attuale premier, da cui si fece accompagnare in un viaggio negli Usa, nel 2008, per incontrare Hillary Clinton: «Ho capito che poteva dare un grande contributo, l'ho sostenuto, ho scommesso su di lui», raccontò poi. E di formazione rutelliana sono due esponenti di spicco del governo Renzi: il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, uno che l'ex sindaco di Roma lo ha eletto anche a modello di stile; e Dario Franceschini, ai Beni Culturali, che negli anni della Margherita fu il coordinatore della sua segreteria. Senza parlare del fatto che tra gli spin doctor di Renzi ci sono almeno altri due ex collaboratori di Rutelli: Filippo Sensi e Luca Lotti. E che molte altre figure rappresentative del renzismo abbiano una storia di contiguità, vicinanza, assonanza con il canuto politico romano.

Terzo: Rutelli sembra fatto apposta per mettere d'accordo Renzi e Berlusconi (e naturalmente anche i centristi di governo) e sedurre anche qualche scheggia impazzita.

Quarto: Rutelli è bello, elegante, giovane per il ruolo (60 anni), moderatamente carismatico, esperto, «piacione» (parola che di fatto fu modellata su di lui), abbastanza noto all'estero, esperto, istituzionale il giusto. Uno di lotta e di salotto. È il grande vecchio più giovane della politica italiana. Ha anche una moglie, la giornalista Barbara Palombelli, di bella presenza. E poi ha la sua idea per il Quirinale, esposta tempo fa in una lettera a un quotidiano: trasformarlo in un museo, riducendo lo spazio a disposizione del presidente.

Toh, lo stesso progetto che ha Renzi.

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