Cronache

"Volevo difendere i nipotini Riapro l'osteria, ma ho paura"

Il ristoratore di Lodi, ancora sotto choc, mostra i lividi lasciati dalla lotta coi banditi: «Era la terza volta...»

"Volevo difendere i nipotini Riapro l'osteria, ma ho paura"

Subito di nuovo ai fornelli a cucinare dai peperoni in agrodolce alla crostata, da ieri mattina, Mario Cattaneo, il ristoratore-tabaccaio di Gugnano di Casaletto Lodigiano che venerdì notte ha subito l'incursione di 4 malviventi, uno dei quali è rimasto ammazzato dopo un colpo partito accidentalmente da un fucile di Mario. E il perché di una ripresa al volo ha voluto spiegarlo lui stesso.

«In queste ore, mi sento giù di morale, non a posto, preoccupato. Ho, quindi, bisogno di sentire la vicinanza delle tante persone che oggi ho voluto riaccogliere. Della loro espressa solidarietà. E non mi sento nemmeno abbandonato dallo Stato. Proprio per questo, fin da subito, ho detto, su quanto accaduto, tutto quello che è realmente successo. Io sono sceso in tabaccheria, venerdì notte, solo per paura che, diversamente, sarebbero potuti salire i ladri dalla mia famiglia, dai miei nipotini, avendo l'abitazione sopra il locale. Loro, prima hanno tentato di bloccarmi - ha proseguito Catano - poi mi hanno trascinato a terra per diversi metri: volevano strapparmi il fucile. Ma io non mollavo. Perché sapevo che c'era un colpo in canna e che, se avessero preso il controllo dell'arma, avrebbero potuto spararmi. Quando sono riuscito a impossessarmi del fucile, è partito il colpo che ha ammazzato uno dei complici, che non è chi mi ha tolto l'arma. questo è accaduto - ha concluso Cattaneo ieri - e questo ho riferito agli inquirenti. E ho piena fiducia che mi credano».

In suo sostegno arrivano in queste ore persino le parole di don Franco Bertoletti. Che è il parroco di Casaletto. Ma, soprattutto, che conosce Mario, a fondo, da anni. Dice il don: «Io non ho dubbi sulla sua non colpevolezza. Perché quando parlavo con lui dell'eventualità che dei ladri potessero entrare nelle nostre case, mi ha sempre detto che avrebbe sì sparato un colpo in aria ma che non avrebbe mai fatto altro. Proprio per non avere guai, non tanto per sé quanto per la sua famiglia». Non solo. Don Franco ha anche sottolineato come la versione avuta dallo stesso Mario a poche ore dai fatti fosse assolutamente la stessa che Mario ha continuato a fornire fino a ieri in tutte le sedi.

E la miglior prova della convinzione del don sta nel fatto che lo stesso sacerdote sabato, nella Messa prefestiva, ha persino invitato i fedeli a aiutare e sostenere Mario standogli vicino. E, è immaginabile, nessun prete indicherebbe ai propri fedeli di star vicino a un omicida e, men che meno, di sostenerlo. Del resto è stato impossibile, ieri, trovare nel suo bar o per strada, a Casaletto, qualcuno che condannasse il fatto che Mario sia sceso dalla sua abitazione per entrare nel bar quando erano ancora presenti i malviventi. L'«avrei fatto lo stesso» era la frase ricorrente degli intervistati.

Sul posto ieri è arrivato anche l'ex tabaccaio Giovanni Petrali, vittima 14 anni fa di un fatto molto simile. Ha annunciato la prossima uscita del libro che racconta la sua storia, dal titolo «(Il)legittima difesa». Petrali fu poi assolto in tribunale. Perché Cattaneo in tribunale non ci arrivi nemmeno ieri sul posto, sono arrivati anche i politici Ignazio La Russa, Riccardo De Corato, con Carlo Fidanza. E se La Russa ha spiegato di essere a totale disposizione di Cattaneo per qualsiasi necessità, De Corato ha spiegato: «Sono certo della prossima derubricazione del reato per il quale Cattaneo è indagato. Poi, così, potrà entrare in gioco la Regione Lombardia con il fondo apposito per aiutarlo nelle spese legali». Oggi, intanto, è il giorno dell'autopsia al romeno rimasto sul campo di battaglia.

E, magari potrebbe essere anche quello in cui i complici entrati nottetempo in casa di Mario vengano finalmente assicurati alla giustizia.

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