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Il voto di laurea non conterà più? Salvini preme, Bussetti prende tempo

Il segretario della Lega ha detto che i titoli di studio non devono più avere valore legale. Lega e M5s storicamente a favore dell'abolizione.

Il voto di laurea non conterà più? Salvini preme, Bussetti prende tempo

"L’abolizione del valore legale del titolo di studio è una questione da affrontare". Lo ha detto domenica Matteo Salvini, segretario della Lega, durante la scuola di formazione politica del Carroccio. E così il tema della validità ufficiale del voto di diploma o di laurea, in discussione da anni, è tornato d'attualità.

Tanto da chiamare in causa il ministro dell'Istruzione Maco Bussetti, collega di partito di Salvini. Che a Genova, a margine dell'inaugurazione del Salone Orientamenti, ha usato parole interlocutorie. "Il discorso è un pò più legato alle competenze che alle certificazioni. Si tratta di rimettere il tema sotto questo profilo e non del valore del titolo", dice il titolare del Miur. Come a dire: un cambiamento serve, perché il voto da solo non può rappresentare le varie capacità che uno studente ha maturato nel suo percorso di formazione. Ma sull'abolizione del valore legale, Bussetti non si sbilancia.

I due partiti di governo, però, sono sempre stati espliciti sul tema: il voto non deve contare per le selezioni pubbliche. Come ricostruisce Il Messaggero, Beppe Grillo in un intervento del 2009 diceva: "Abolizione del valore legale dei titoli di studio? Se ne può discutere". Mentre la proposta di legge presentata dal deputato leghista Paolo Grimoldi nel 2013 proponeva la soppressione perché "oggi una laurea presa in una qualsiasi Università italiana ha lo stesso identico valore, ma sappiamo bene che diversi Atenei, soprattutto meridionali, offrono un servizio nettamente inferiore alla media".

E ora che i gialloverdi sono al governo, come si stanno comportando? I 5 Stelle hanno preso l'iniziativa con una proposta di legge a firma Maria Pallini, capogruppo della commissione Lavoro alla Camera. Il testo propone "il divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici". Non un'abolizione tout court, insomma, ma un passaggio più graduale verso lo svuotamento del valore legale. Un provvedimento inserito dal governo nella manovra, però, va contro la linea storica dei due partiti: si tratta degli sgravi (fino a 8mila euro all'anno) per aziende che assumono laureati "eccellenti" da 110 e lode.

Eccellenza che si può verificare perché il titolo di studio ha valore legale.

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