Politica

Weinstein adesso rischia le manette

Paz de la Huerta: «Mi promise un ruolo e mi stuprò». La polizia: «Abbiamo le prove»

Nino Materi

Manette. Per Harvey Weinstein, l'indifendibile, dopo settimane di accuse, i braccialetti al polso si stanno pericolosamente avvicinando. Lo ha confermato alla Cnn una fonte della polizia di New York, dopo la testimonianza dell'attrice Paz de la Huerta che ha raccontato di essere stata violentata due volte dall'ex produttore. «Questo è il caso più serio che abbiamo avuto», ha detto la fonte, aggiungendo che alcuni detective ritengono di avere abbastanza prove per arrestare Weinstein. Perché è considerata davvero credibile la versione della de la Huerta secondo cui i suoi «attuali problemi di depressione, alcolismo e tossicodipendenza sono la conseguenza delle violenze subite 7 anni fa ad opera di Weinstein».

La posizione di quello che dispregiativamente è stato ribattezzato «le porc», si sta aggravando in modo irreversibile. L'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha detto sempre alla Cnn di aver assegnato a un procuratore esperto di crimini sessuali un'«inchiesta attiva» sul caso Weinstein. Nel 2010 (anno del fattaccio, ma questo tipo di reato non cade in prescrizione) Paz de la Huerta subì l'oltraggio e non disse nulla alla famiglia, che tra l'altro non era mica una famiglia qualsiasi, ma la quintessenza della nobiltà intellettuale: il padre era infatti Ricardo Ignacio de la Huerta y Ozores, duca di Mandas e Villanueva, mentre la madre era Judith Bruce, forte di un curriculum da sincope («sociologa di successo, esperta di diritti delle donne, Paesi in via di sviluppo e organizzazioni internazionali, nonché membro del Council on Foreign Relations dal 1977). Ma veniamo alla terribile sera in cui si consumo il misfatto: «Incontrai Weinstein al bar dello Standard High Line hotel di Manhattan - racconta Paz -. Io avevo 26 anni e lui era al massimo del potere con la sua compagnia che di lì a poco avrebbe incassato due Oscar con Il discorso del Re' e The Artist. Ci erano già visti quando io avevo 14 anni. Poi eravamo rimasti in contatto». E fin qui tutto normale. Ma poi la situazione degenera: «Weinstein si offrì di accompagnarmi a casa a Tribeca. Entrò nell'appartamento e le cose diventarono spiacevoli velocemente. Appena entrato iniziò a baciarmi e lo respinsi. Mi spinse a letto, si era tirato giù le mutande, mi alzò la gonna. Ero spaventata, non fu consensuale. Avvenne velocemente, mi si infilò dentro. Quando finì, disse che mi avrebbe chiamata. Poi non si fece più vivo». Era novembre. A dicembre il bis. « Rimasi sdraiata, mi veniva da vomitare. Mi guardò e disse: Ti darò un ruolo. Se ne andò e non lo sentii mai più. Sapeva di aver fatto una cosa cattiva». Ma perché Paz parla solo ora? «Non volevo dire qualcosa che mi facesse sembrare una troia»: che, detta così, appare una motivazione alquanto discutibile.

Intanto da Tokio, dov'è in visita diplomatica, Ivanka Trump, figlia e consigliera del presidente Usa, vince il premio per la frase più scontata del mondo: «Le molestie sessuali contro le donne non devono mai essere tollerate». Che però diventa leggermente meno scontata, se si considerano le accuse mosse da molte donne allo stesso Donald Trump. Ipotesi di molestie sessuali che Trump ha sempre respinto.

Senza però convincere nessuno.

Commenti