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Why Not, Saladino prosciolto: "Io usato dai pm politicizzati"

Dopo 11 anni finita l'odissea dell'imprenditore indagato da De Magistris: scomparse le mie telefonate con Di Pietro

Why Not, Saladino prosciolto: "Io usato dai pm politicizzati"

Undici anni sotto processo. Sei giudizi: rito abbreviato, appello, Cassazione, appello, Cassazione, appello. Ventisette capi d'imputazione. Oltre 5mila e trecento articoli di giornale che ne hanno scandagliato e vivisezionato vita, amicizie e rapporti professionali. Quattro puntate di Annozero per farne il mostro dell'inchiesta «Why Not» di un arrembante e sconosciuto pm di Catanzaro. Tale Luigi de Magistris, oggi sindaco di Napoli. «Mi sento come se mi fossi svegliato da un'anestesia, come se solo ora riprendessi a respirare, a muovere le gambe», racconta al Giornale Tonino Saladino. Il rappresentante della Compagnia delle Opere in Calabria. Il capo carismatico di una lobby che non esiste. L'uomo che aveva in agenda il numero dell'ufficio di Romano Prodi, presidente della Commissione Europea. «È per fottere Prodi che ho passato un guaio dice Era il Professore il bersaglio di de Magistris. Io, lo strumento». Prodi sarà effettivamente indagato da Giggino e archiviato solo quando la toga d'assalto lascerà Catanzaro. Saladino invece resta impigliato nella rete fino a due giorni fa, quando i giudici di secondo grado chiudono l'odissea giudiziaria dichiarando prescritti i reati contestati tra il 2006 e il 2007.

In oltre un decennio, i magistrati non sono riusciti a venire a capo delle decine di migliaia di pagine di rapporti di polizia giudiziaria, interrogatori, intercettazioni, verbali e tabulati telefonici che, secondo deMa, dimostravano l'esistenza di una loggia segreta a San Marino specializzata in truffe e grassazioni sui fondi europei. Senza più la spinta dei giornali e con una verifica più approfondita delle ipotesi investigative, l'inchiesta morirà ben presto di inedia, ma intanto de Magistris avrà spiccato il volo verso la politica. «Il suo vero obiettivo, fin dall'inizio continua Saladino Spero che la mia vicenda serva ad avviare una riflessione sull'uso politico della giustizia e sul disastro di avere in Italia dei magistrati che non sono solo politicizzati, ma partitizzati. Se fossi stato meno strutturato, meno fortunato nelle amicizie e con meno risparmi in banca, non avrei resistito al colpo».

Nel calderone di «Why Not» c'è ogni ben di Dio. Direttori dei servizi segreti, imprenditori, rappresentanti delle forze dell'ordine, dirigenti della Pubblica amministrazione, magistrati, uomini di Chiesa e politici. Tanti politici sia di centrodestra sia di centrosinistra. Tutti finiscono trascritti nei brogliacci mentre parlano con Saladino. Tutti tranne uno. «Nei 100mila fogli del procedimento non ho mai trovato le mie chiamate con il braccio destro di Antonio Di Pietro. Io con Di Pietro mi incontravo regolarmente. Strano che proprio quelle intercettazioni non si siano trovate, no?». Cacciato da Catanzaro, Giggino approderà a Napoli e poi si candiderà all'Europarlamento con l'Italia dei Valori. Una carriera fulminante.

Il troncone principale si spezzetta ben presto. Molte posizioni vengono archiviate da chi eredita il fascicolo a Catanzaro. Saladino deve difendersi anche da ciò che è inventato. «De Magistris mi aveva attribuito amicizie con Luigi Bisignani e Alfonso Papa: non li ho mai visti».

Le prime serate nel circus di Michele Santoro fanno salire le quotazioni del pm e dell'indagine a livelli stratosferici, eppure i riscontri giudiziari scarseggiano. «Ero disperato, i giornalisti raccontavano un'altra persona - si sfoga Saladino che, da consulente d'azienda, oggi gestisce un bar e una rivendita di caramelle a Lamezia Terme - nella quale non mi riconoscevo. Poi successe una cosa, e allora per la prima volta risi di tutto quello che mi stava capitando».

Saladino viene intercettato col direttore di una banca. Discutono del conto «Bella Chioma». De Magistris ipotizza di trovarsi di fronte a rapporto bancario cifrato, come ai tempi di «Mani pulite» coi conti Protezione e Levissima, e si dà un gran da fare per scoprirne il reale intestatario. Immancabili titoli dei quotidiani. «Scoperto il conto segreto di Saladino», fa uno. «Ecco dove finiscono i soldi della massoneria», rincara l'altro. Invece? «Invece, era il conto di mia moglie: Cinzia Bellachioma».

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