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Intercettazioni al Cav, esperto mette in guardia. "Chiedete pure a Londra"

Potrebbe esserci lo zampino dei servizi inglesi nello "spionaggio" ai danni dell'ex premier

Intercettazioni al Cav, esperto mette in guardia. "Chiedete pure a Londra"

L'Italia vuole spiegazioni e le vuole dagli Stati Uniti. Sul perché Silvio Berlusconi e i suoi collaboratori più vicini siano finiti intercettati, come rivelato in un documento pubblicato da WikiLeaks in collaborazione con Espresso e Repubblica.

Chiedono a Washington la ragione per quelle "spiate", ma c'è chi mette in guardia il governo, sostenendo che guardare solo alla Casa Bianca sia quanto meno miope. A dirlo è Claudio Agosti, esperto di privacy e sicurezza informatica che a Lapresse spiega che fare le stesse domande anche alla Gran Bretagna sarebbe quasi doveroso.

Le intercettazioni di cui molto si è discusso in queste ore potrebbero essere avvenuto con l'aiuto dell'intelligence britannica. La ragione per pensarlo è che gli unici due casi documentati in cui in Europa furono attaccate le telecomunicazioni vanno fatti risalire all'inglese Gchq (Government Communications Headquarters).

Due, dice Agosti, i modi in cui le intercettazioni potevano avvenire. "Il primo si basa sull'attacco fatto dal Gchq, il servizio segreto britannico, verso Belgacom, operatore internazionale che ha sede in Belgio. Quell'attacco consente di intercettare le conversazioni fatte dal Belgio, sia locali che in roaming".

Oppure "sfruttando le chiavi sottratte, sempre dal Gchq, alla olandese Gemalto, il principale produttore mondiale di carte sim.

Perciò quando i servizi segreti italiani chiedono spiegazioni alla Nsa, potrebbero del tutto legittimamente chiederle anche agli inglesi che avevano accesso a queste due infrastrutture e che potrebbero avere consentito gli attacchi".

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