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Woodcock ci riprova: altre accuse a Romeo

Il costruttore è nel mirino con un dirigente del ministero di Giustizia

Woodcock ci riprova: altre accuse a Romeo

Roma Alfredo Romeo finisce di nuovo nel mirino dei pm napoletani, e in particolare in quello di Henry John Woodcock. Che stavolta, con la collega Celeste Carrano, indaga l'imprenditore già in carcere per l'inchiesta Consip per concorso in corruzione, insieme a un importante dirigente del ministero della Giustizia, il 60enne Emanuele Caldarera, dall'autunno scorso di base a Napoli come direttore generale per la gestione e la manutenzione della cittadella giudiziaria del Centro Direzionale del capoluogo partenopeo.

Il suo ufficio nel palazzo di giustizia, a pochi metri dalla procura di Woodcock, è stato perquisito nella tarda mattinata di ieri dai carabinieri. Secondo la toga anglo-partenopea Caldarera avrebbe infatti chiesto - e anche ottenuto - l'assunzione di sua figlia in una delle aziende del gruppo di Romeo. In cambio del favore, il manager pubblico avrebbe garantito lo sblocco del pagamento di alcune fatture emesse dalla Romeo Gestioni (che si è aggiudicata l'appalto per le pulizie all'interno del palazzo di giustizia napoletano), fatture che il predecessore di Caldarera avrebbe invece congelato.

Evidentemente i contatti tra l'imprenditore - che era al centro delle indagini napoletane sugli appalti in Consip - e il nuovo manager inviato da via Arenula, avvenuti tra ottobre e novembre scorsi, quando Romeo era intercettato (e Caldarera appena arrivato sotto il Vesuvio) sono stati captati a loro volta dagli investigatori, che hanno raccolto elementi e quindi svelato il presunto accordo corruttivo tra l'imprenditore e l'alto dirigente, che sul sito del ministero della Giustizia risulta percepire una retribuzione annua lorda di quasi 200mila euro. Caldarera, peraltro, secondo l'ipotesi della procura non si sarebbe limitato a insistere chiedendo l'assunzione della figlia nel Gruppo, ma avrebbe chiesto anche a Romeo di organizzare ed effettuare, facendosi carico di ogni spesa, il trasloco di materiali, pacchi e oggetti dal suo vecchio ufficio di via Arenula, nella capitale, al nuovo posto di lavoro nella città giudiziaria napoletana. Proprio la posizione di rilievo di Caldarera, che in via Arenula ha ricoperto diversi quanto importanti incarichi dirigenziali, ha spinto il Guardasigilli Andrea Orlando a chiedere un «rapporto informativo» al capo del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria.

Il ministro della Giustizia, che si è mosso subito dopo la notizia dell'iscrizione sul registro degli indagati del direttore generale per la gestione e la manutenzione del Palazzo di giustizia partenopeo, ha anche chiesto di garantire alla Procura di Napoli «ogni possibile collaborazione istituzionale», riservandosi tra l'altro di valutare la condotta di Caldarera anche «ai fini delle opportune iniziative cautelari». Per la vicenda sono indagati anche due dipendenti di Alfredo Romeo, il manager Agostino Iaccarino e il geometra Tommaso Malerba.

Sul fronte Consip, intanto, dovrebbe arrivare oggi la risposta del Riesame di Roma sulla richiesta di revoca delle misure cautelari per lo stesso Romeo, dopo che venerdì scorso il gip aveva negato una prima richiesta di scarcerazione.

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