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Gli xenofobi sfondano nell'ex Germania Est

L'Afd ha portato al voto più 1,2 milioni di nuovi elettori. Dando voce agli emarginati

Gli xenofobi sfondano nell'ex Germania Est

Berlino - È Alternative für Deutschland il controverso vincitore delle elezioni di domenica in Germania. Fondato nel 2013 come partito euroscettico, AfD si era presentato alle elezioni a novembre dello stesso anno con una piattaforma per l'uscita della Repubblica federale dall'eurozona. In pochi mesi, il partito fondato da un oscuro economista di Amburgo raccolse il 4,7% dei voti, sfiorando l'ingresso in Parlamento. Quattro anni dopo lo scenario è completamente diverso: con oltre il 13% dei consensi, AfD è il terzo partito più votato in Germania. Il risultato, migliore delle intenzioni di voti attribuite dai sondaggisti più generosi, è stato celebrato con un boato dai sostenitori del partito. Fra gli applausi, è apparso sul palco Alexander Gauland, una delle due «punte» con cui AfD si è presentata agli elettori: il 76enne ex Cdu è il poliziotto cattivo di un partito che non assomiglia neanche un po' a quello fondato anni fa dal professor Bernd Lucke: «Daremo la caccia ad Angela Merkel in Parlamento!», ha gridato Gauland promettendo la creazione di una commissione di inchiesta che censuri le numerosi violazioni della legge e della Costituzione che secondo AfD la Merkel ha commesso con la sua politica di accoglienza ai profughi mediorientali.

Nel giro di quattro anni, con un'accelerazione negli ultimi due, il partito ha messo nel cassetto le critiche all'euro facendosi megafono del malcontento dei tedeschi contrari alla politica di porte aperte dettata da Merkel. Con un'operazione mediatica che ha lasciato gli altri partiti frastornati e interdetti, AfD ha sdoganato un linguaggio crudo, diretto e molto scorretto, ampiamente venato da xenofobia e islamofobia, senza tralasciare accenti omofobi e antisemiti. La sua affermazione è stata salutata da tutti i leader degli altri partiti tedeschi, Merkel in primis, come un vulnus alla democrazia e alla dignità del Bundestag.

È vero però che dopo l'ingresso nelle assemblee di 13 dei 16 Länder tedeschi, lo sbarco di AfD in Parlamento era ampiamente dato per scontato. Non forse con queste percentuali: anche perché il 13% a livello federale è il risultato di una media. All'Est non è il terzo ma con oltre il 20% è il secondo partito più votato. Nelle regioni dell'ex Ddr, più povere e in via di spopolamento demografico, AfD ha sapientemente soffiato sull'invidia dei tedeschi più poveri verso i rifugiati a favore dei quali si è prodigato il governo federale. E tuttavia i consensi per il partito di Gauland e della poliziotta buona Alice Weidel l'altrettanto controversa leader non arrivano solo da una parte politica. Secondo le prime analisi, AfD ha strappato un milione di voti alla Cdu, 470mila voti alla Spd e ben 400mila ai social-comunisti della Linke, già leader incontrasta del voto di protesta all'Est.

Il capolavoro del duo Gauland-Weidel è stato portare alle urne 1,2 milioni di nuovi elettori anti-establishment mescolando toni nazionalisti, neonazisti, euroscettici e omofobi in una campagna-shock per le orecchie dei tedeschi. Gauland è arrivato a dire che i tedeschi dovrebbero «essere fieri dei risultati dei nostri soldati durante la seconda guerra mondiale». A spoglio appena iniziato, alcune centinaia di manifestanti del movimento antifascista Antifa hanno circondato la sede berlinese di AfD al grido di «la Germania è merda e voi ne siete la prova».

L'identità e la direzione che prenderà AfD sono la grande incognita della politica tedesca. Prevarrà la linea dura di Gauland o i toni soft di Weidel che, omosessuale dichiarata, guida il primo partito tedesco che sostiene le battaglie per la famiglia tradizionale?

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