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Xi vuole salvare le campagne con dieci milioni di studenti

I «volontari» saranno scelti tra liceali e universitari. La missione: «Civilizzare, sviluppo tecnologico e culturale»

Xi vuole salvare le campagne con dieci milioni di studenti

Sulle orme di Mao, non solo come presidente a vita. Xi Jinping rievoca la «rivoluzione culturale» di metà anni Sessanta con un piano per mandare 10 milioni di studenti a vivere nei paesini di campagna. Lo scopo? «Diffondere la civilizzazione», «contribuire allo sviluppo tecnologico, culturale e medico delle zone rurali» a partire dal 2022. E ridurre la povertà di quelle aree, perché è proprio lì che vive la maggior parte degli indigenti del Paese: oltre 30 milioni di persone solo nella campagne.

L'annuncio è comparso sul Global Times, quotidiano rigorosamente sotto il controllo del regime, che da una decina di anni ha una versione in lingua inglese. Secondo le linee guida della Lega della Gioventù comunista cinese (Cyl), ai giovani - che partiranno su base «volontaria» - spetterà fornire le proprie conoscenze per lo sviluppo dell'industria, la protezione ambientale e la gestione delle aree rurali. Agli studenti, nel lungo termine spetterà anche ridisegnare e trasformare le modalità della produzione rurale, «con tecnologie più moderne come i droni, che saranno impiegati per l'irrigazione», spiega al giornale una fonte interna del settore industriale.

Come ai tempi di Mao Tse Tung, di cui Xi è un nostalgico estimatore, il regime crede fermamente nel progetto, una sorta di scambio di sinergie tra campagna e città, in cui i giovani studenti «potranno avere un ruolo nel colmare vuoti di conoscenza tra le aree rurali e quelle urbane e nel creare nuovi modelli di sviluppo, sprigionando il potenziale di crescita delle campagne», dice convinto Zhao Yue, il portavoce della Lega della gioventù operativa all'Università di Tientsin (conosciuta anche come Tianjin), una delle quattro municipalità della Repubblica Popolare Cinese direttamente controllate dal governo centrale. Il centro universitario ha già sperimentato l'invio di studenti nelle campagne per fare «pratica sociale» durante le vacanze estive. Tra gli esempi vincenti, il progetto in un villaggio della provincia di Gansu, a Dangchangm nel Nord-Est, in cui gli «intellettuali» urbanizzati hanno insegnato ai locali l'uso di Internet e dell'economia digitale per aprire negozi on line e vendere manufatti e specialità del posto.

Il piano ricorda gli anni fra il 1966-67, quando Mao inviò milioni di «giovani intellettuali» - così venivano chiamati i ragazzi freschi di laurea - nelle campagne in piena Rivoluzione culturale per sperimentare la vita lavorativa e le difficoltà di quella rurale, con un passaggio traumatico dalla vita cittadina alla povertà rurale. D'altra parte Mao in persona fece l'esperienza di trasferirsi in un villaggio nella provincia di Shaanxi di 16 anni.

Le campagne rappresentano l'altra faccia della Cina. Da una parte i grattacieli e i miliardari della seconda economia più forte al mondo, dall'altra i tuguri delle piccoli centri delle zone agricole. L'obiettivo del governo è di sradicare almeno l'estrema povertà a partire dal prossimo anno.

Secondo l'Istituto di Statistica nazionale tra il 1978 e il 2017, la Cina è riuscita a «salvare» dalla povertà delle aree rurali circa 740 milioni di persone, un numero che si è drasticamente ridotto e nel 2017 ammontava a 30,46 milioni.

Solo tra il 2013 e il 2016, oltre 55 milioni di cinesi sono stati «salvati» dall'indigenza.

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