Politica

Zanone, l'ultimo leader liberale che si ritrovò da solo a sinistra

Guidò il Pli nell'era del pentapartito Ma scelse di trasferirsi nell'Ulivo

Roma Valerio Zanone è morto a pochi giorni dai suoi 80 anni. Sindaco di Torino, ministro più volte, Zanone è stato un liberale puro nell'ideale, anomalo nella sostanza.Fu segretario del Pli dopo Malagodi, dal 1976 al 1989. Quando, con la Seconda Repubblica, i liberali confluirono idealmente in Forza Italia, lui innescò una mini diaspora e scelse l'Ulivo. Tant'è che ora lo ricordano solo esponenti del Pd: da Gentiloni alla Pinotti, da Fassino a Zanda.Sergio Mattarella ne ricorda «la rettitudine, la lungimiranza, il tratto personale improntato al garbo e umanità». E lo descrive come un «intelligente e moderno custode della grande tradizione liberale».Ha vissuto la Prima Repubblica da protagonista, ai tempi del «Caf». Con i liberali a rappresentare il puntello (insieme a socialdemocratici e repubblicani) alle maggioranze alimentate da democristiani e socialisti.È stato ministro tra l'85 e l'89 nei governi presieduti da Craxi, De Mita e Goria. Ministro dell'Ecologia dall'estate del 1985, l'anno dopo ha firmato la legge istitutiva del ministero dell'Ambiente, una tra le prime in Europa.Passato al ministero dell'Industria nel 1986, ha organizzato la Conferenza nazionale dell'energia sulla questione del nucleare, presieduta dall'ex governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi.Dal 1987 è stato per due anni ministro della Difesa, affrontando tra l'altro la prima missione militare italiana nel Golfo Persico.È stato in Parlamento per 20 anni. Deputato dal 1976 per cinque legislature fino al 1994. Poi, nei 12 anni fuori dalla Camera, è stato nell'Ulivo con Romano Prodi e, con Francesco Rutelli, nella Margherita di cui è stato senatore dal 2006 al 2008 nella legislatura del secondo governo Prodi. Zanone, dice il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda, era «un autentico liberale dal grande spessore intellettuale. Una persona perbene che ha onorato la politica e le istituzioni italiane con grande rispetto e altissimo senso dello Stato».Sulla sua lapide, al cimitero monumentale di Torino, Zanone ha chiesto che venga scritta una sola parola: Liberale.E lo è stato davvero, anche se la sua scelta controcorrente (l'adesione all'Ulivo, poi alla Margherita, quindi al Pd), lo ha allontanato dai criteri del liberalismo tradizionale; per sposare la componente sociale/socialista. In netta contrapposizione con la scelta fatta da chi, insieme a lui, aveva condotto le battaglie liberali durante la Prima Repubblica.

Fino a restare una mosca bianca nell'universo Pd.FRav

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