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Zero dibattiti e pochi spot: metodo Erdogan sulle primarie

Renzi non vuole perdere le consultazioni Pd: così lavora a una bassa affluenza e incontra solo i suoi militanti

Zero dibattiti e pochi spot: metodo Erdogan sulle primarie

Roma - Matteo Renzi prova a imporre il «metodo Erdogan» alle primarie democratiche del 30 aprile. La strategia dell'ex premier per riconquistare la guida del Pd si articola in tre mosse: controllo (quasi militare) dei seggi, affluenza bassa e scarsa pubblicità della consultazione. Monologhi su Facebook, interviste concordate e incontri al chiuso tra i militanti (renziani) per evitare eventuali contestazioni.

All'intervista tripla de Le Iene (disertata da Renzi) con i due sfidanti Michele Emiliano e Andrea Orlando, ieri l'ex premier ha preferito la diretta Facebook da Pontassieve. Il rottamatore fiorentino ha rispolverato la consueta narrazione renziana della realtà. Renzi ha bocciato il reddito di cittadinanza - «Il futuro dell'Italia è creare lavoro, non è il reddito cittadinanza» - mentre ha rimesso al centro dell'agenda la scuola. Sull'Europa, l'orchestra renziana non cambia melodia: «Quando sono arrivato ai primi Consigli europei mi ero fatto un'idea bellissima, piena di ideali, straordinaria. Mi è preso male: le persone che ne fanno parte sono per bene ma stavano ore a discutere sulle virgole dei documenti».

Sul caso Consip, l'ex capo del governo ha sfoderato tutto il suo garantismo: «Le sentenze non le fanno i giornalisti». Mentre sul tema della legge elettorale, Renzi ha aperto un canale di trattativa con il M5s: «Il Pd da solo non ha i numeri, aspettiamo che ci facciano proposte. Se il M5s ci chiede di sedersi al tavolo e dice vi diamo la nostra legge elettorale senza capilista bloccati noi siamo disponibili...sarà bellissimo batterli con la loro legge elettorale». Ed, infine, l'ex premier ha ironizzato sulle polemiche nel Pd in merito alla scarsa partecipazione alle primarie: «Rinnovo l'invito alla partecipazione. Noi siamo perché partecipi più gente possibile».

Sull'affluenza sta andando in scena lo scontro tra Renzi, Orlando ed Emiliano. Per il Guardasigilli dietro la bassa affluenza ci sarebbe un piano preciso da parte dei renziani per controllare il voto e favorire la vittoria di Renzi. L'ex capo del governo non vuole rischiare una sconfitta bis, dopo la disfatta al referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre. Anche perché al Sud la squadra renziana comincia a perdere pezzi: in Sicilia è scoppiato il caso Lampedusa. Il sindaco Giusi Nicolini che l'ex premier aveva voluto nella delegazione italiana alla Casa Bianca in occasione della cena con Obama ha rotto con il Pd. Al Nord pare sia finito l'idillio tra Renzi e sindaco di Milano Beppe Sala.

L'obiettivo del rottamatore resta uno solo: ritornare a Palazzo Chigi da segretario Pd. La terza mossa dell'ex premier riguarda la composizione dei seggi: il garante delle operazioni di voto, la figura che certificherà la regolarità dello scrutino, redigendo i verbali, sarà indicato dalle commissioni provinciali per le primarie che in quasi tutte le città hanno una matrice marcatamente renziana. Il «nuovo» Renzi teme il voto libero: non è più lo spavaldo sindaco di Firenze che sfidava l'apparato del Pd invocando partecipazione e trasparenza.

Ora, l'ex segretario del Pd ha paura di essere una vittima dei suoi slogan.

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