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Zingales lascia anche l'Eni Colpa di Descalzi (e di Pistelli)

Per Renzi un'altra tegola: Zingales rappresentava il fiore all'occhiello delle sue nomine dell'anno scorso

Zingales lascia anche l'Eni Colpa di Descalzi (e di Pistelli)

Slinding doors all'Eni, porte girevoli. Entra Lapo Pistelli, esce Luigi Zingales.

Due nomi per un unico riferimento, ovviamente, Matteo Renzi: Pistelli è il rivale sconfitto alle comunali fiorentine del 2009 che Renzi, da premier, ha voluto come viceministro agli Esteri. Zingales l'economista liberale esposto sul lato renziano già alla Leopolda del 2011, che Metteo ha fortemente voluto lo scorso anno nel cda dell'Eni. Ebbene, un anno dopo, al Cane a sei zampe si è trasferito proprio Pistelli, dopo la folgorazione - da lui stesso raccontata - che ha colpito l'ad dell'Eni, Claudio Descalzi, in seguito a un colloquio con l'ex viceministro: sarà vicepresidente, anche se «fuori quota» rispetto al cda.

Mentre ieri, a sorpresa, Zingales ha dato le dimissioni dallo stesso cda. Senza accampare i soliti motivi familiari, ma motivandole da par suo «per non riconciliabili differenze di opinione sul ruolo del consiglio nella gestione della società». Per Renzi un'altra tegola perché Zingales rappresentava il fiore all'occhiello delle sue nomine dell'anno scorso: professore Usa tra i più quotati e noto per il rigore e la trasparenza che applica e richiede quando viene coinvolto. È accaduto tanto nel cda di Telecom, quanto nella breve esperienza politica di «Fare per fermare il declino». E ora tocca all'Eni e Renzi dovrà farsene una ragione: ha voluto Zingales nel cda del gruppo più importante d'Italia e dopo meno di un anno il professore della University of Chicago Booth School of Business se ne va sbattendo abbastanza la porta. Zingales, contattato, non si è reso disponibile per un commento. Quel che emerge da fonti informate ed autorevoli sulle cose dell'Eni non riguarda solo la nomina di Pistelli: questa potrebbe non essere stata gradita, palesemente politica e non spiegata. Ma a ben vedere non riguarda «il ruolo del consiglio». Sarebbero piuttosto state alcune delibere del cda a non convincere Zingales, perché prese senza seguire un processo decisionale sufficientemente profondo. Per esempio su alcuni investimenti in Africa. In discussione ci sarebbe il ruolo dei consiglieri indipendenti (7 su 9): solo Zingales e la norvegese Karina Litvack avrebbero insistito di frequente per avere più informazioni.

Mentre il resto del cda si sarebbe schierato troppo piatto sulle posizioni del management.

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