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Zingaretti indagato (in silenzio) e prosciolto Da Fini a Sala, quello strano riguardo dei pm

Si scopre con due anni di ritardo dell'inchiesta sul governatore Pd del Lazio

Zingaretti  indagato (in silenzio) e prosciolto Da Fini a Sala, quello strano riguardo dei pm

Roma - Una notizia annullata dall'altra. Si scopre che il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è indagato per Mafia Capitale solo nel momento in cui i pm di Roma chiedono per lui l'archiviazione. Il segreto è stato ben custodito, per una volta, dalla procura.

Certo dovrebbe essere sempre così, ma siamo abituati al contrario. Stavolta, nulla si è saputo delle indagini nate dalle accuse di Salvatore Buzzi, protagonista con Massimo Carminati del processo che più ha infangato la capitale. Sollevato, Zingaretti ricorda che l'ha querelato, che le indagini erano «doverose» e ringrazia la procura per avergli risparmiato 2 anni di gogna mediatica, in attesa che il gip dica l'ultima parola. Altri, come l'ex sindaco Gianni Alemanno, che prima di arrivare al proscioglimento sono finiti sulle prime pagine dei giornali, polemizzano. E sono tanti, tra i 116 prossimi all'archiviazione.

Capita raramente di uscire indenni da un coinvolgimento in guai giudiziari, anche se innocenti. E soprattutto per i politici di primo piano si sa che un avviso di garanzia può segnare un'intera carriera. A cercarli, questi «miracolati» rimasti al riparo da pericolose fughe di notizie, se ne trovano pochi e significativi.

Il 26 ottobre del 2010 si viene a sapere che Gianfranco Fini è indagato per truffa, con il tesoriere di An Francesco Pontone, per l'appartamento a Montecarlo ereditato dalla militante Anna Maria Colleoni e venduto ad un prezzo tre volte più basso di quello di mercato. Lo scandalo è già scoppiato da 2 anni, ma gli inquirenti danno notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati quando chiedono l'archiviazione. Che arriva a metà marzo 2011. Della vicenda si parla ancora per anni, sempre con al centro il cognato di Fini Giancarlo Tulliani, come di una «colossale speculazione», fino alla vendita della casa nel 2015 ad un prezzo enormemente più alto del precedente, attraverso strani giri di strane società.

Ad essere trattato con i guanti dai pm anche l'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Si sa il 25 aprile 2013 che è indagato per abuso in atti d'ufficio per la gestione di alcuni locali e il capo della procura Giancarlo Caselli subito sottolinea: «Un atto dovuto». Poche parole che fanno la differenza. A settembre 2014 arriva l'archiviazione.

Era candidato sindaco di Milano Beppe Sala quando ad aprile è stato iscritto in segreto nel registro degli indagati. Secondo un esposto, quando era amministratore delegato di Expo aveva dichiarato il falso, dimenticando nella denuncia dei redditi 2014 di possedere 2 società (una in Romania, l'altra in Italia) e una villa vicino a St. Moritz. Si sa a giugno, alla vigilia della richiesta d'archiviazione dei pm, concessa perché si tratta di illecito amministrativo. Già prima, altro incidente senza clamore: indagato per abuso d'ufficio, e poi archiviato, per l'appalto della ristorazione Expo concesso senza gara a Oscar Farinetti. Si parlò di «moratoria giudiziaria» per i 6 mesi dell'esposizione.

E quando ad agosto 2015 Matteo Renzi ringraziò la procura per la sua «sensibilità istituzionale», molti ci lessero una conferma.

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