Cultura e Spettacoli

Zingaretti torna al 1945 e loda l'Unione Sovietica

Nel saggio «Piazza grande» sostiene che senza il Pcus non esisterebbe vera libertà in Europa

Zingaretti torna al 1945 e loda l'Unione Sovietica

Si è affrettato a ribadire di non rimpiangere l'Unione Sovietica, Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico e presidente della Regione Lazio, ma ciò che ha scritto nel suo libro Piazza grande edito da Feltrinelli suscita non poche perplessità. Soprattutto perché ha fatto il suo debutto proprio nel giorno di apertura del Salone Internazionale del Libro di Torino e lo stand della sua casa editrice avrebbe dovuto essere a pochi metri di distanza da quello di Altaforte, casa editrice vicina a Casapound che, a poche ore dall'apertura della kermesse piemontese, è stata prima spostata e poi esclusa.

«Non ci fosse stata l'Unione Sovietica - scrive Zingaretti - ciò che è avvenuto in Grecia con la strage di tutti i comunisti sarebbe avvenuto in tutta Europa. Non sarebbero state possibili le lotte dei partiti di sinistra e democratici né il compromesso sociale che oggi in Europa è un esempio per tutto il mondo civilizzato». Quindi per il segretario del Pd alle grandi potenze dittatoriali e alternative al capitalismo va il merito «di aver costituito un oggettivo deterrente a costruire un certo mondo unidimensionale e senza difese rispetto alle forme più estreme di sfruttamento». E poi ha aggiunto: «Il passaggio del 1989 ha misurato tutta la giustezza di un crollo inevitabile dei Paesi dell'Est e, allo stesso tempo, tutta l'insufficienza delle forze progressiste rimaste sul campo come contrappeso all'aggressività dell'ordoliberismo che già covava lungo tutti gli anni ottanta con Reagan e la Thatcher».

Le parole non sono rimaste inosservate e hanno prodotto una immediata onda di commenti sui social network. Di scherno o di critica. Anche la politica si è espressa. Durissima Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia: «Che l'elezione di Zingaretti avesse riportato il Pd verso una sinistra rosso acceso lo sapevamo, ma che il nuovo segretario avesse nostalgia dell'Urss proprio no. La sua è una lettura assolutamente inaccettabile della storia». E ancora: «Per Zingaretti, a quanto pare, 25 milioni di morti e il terrore dei gulag sono solo un trascurabile dettaglio: più che del Partito democratico, sembra di sentir parlare il segretario di un nuovo Psiup», aggiunge. Ma pare che anche i renziani abbiamo stappato lo spumante: queste parole sarebbero la prova di uno spostamento del partito verso un'idea superata di sinistra.

La Feltrinelli, per dare risalto al debutto, ha scelto di collocare il libro in una colonna al centro dello stand e su uno scaffale, circondato dai libri di Matteo Renzi, Carlo Calenda e Salvatore Veca. Almeno al debutto, Piazza grande non ha entusiasmato i lettori.

Comunque, il suo richiamo all'Unione Sovietica sembra indignare meno di una rievocazione del fascismo da parte di Francesco Polacchi, editore di Altaforte e per questo indagato per apologia di fascismo ed espulso dal salotto buono del Salone del libro.

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