Roma

Un popolo di raccomandati in cerca del posto di lavoro

Altro che santi, navigatori ed eroi. Quello dei lavoratori romani risulta essere un popolo di «raccomandati». Non si sta certo scoprendo l’acqua calda ma quando a mettere nero su bianco il fenomeno, sono gli enti istituzionali - nel caso in questione, la facoltà di sociologia dell’Università La Sapienza, a cui l’assessorato alle attività produttive capitolino ha affidato il compito di scattare una esatta fotografia del tessuto produttivo cittadino - non rimane che mettersi le mani nei capelli. Se poi si osserva la percentuale, pari al 90%, di chi trova occupazione grazie ai santi in paradiso - un esercito di persone che vanno ad irrobustire la cosiddetta «economia delle clientele» - la frittata è fatta. La IV inchiesta sul mercato del lavoro nella capitale - intitolata «Mutamenti del lavoro a Roma tra crisi e riforme. 2008-2010: un biennio difficile» - presentata ieri in Campidoglio, svela, oltre all’altissimo numero di persone «segnalate», altri aspetti decisamente innovativi dell’occupazione nell’Urbe. Che vanno ad abbattere tanti luoghi comuni consolidatisi nel tempo. «Roma, innanzitutto, non appare, come molti credono, una città burocratica, ma semmai commerciale e levantina, che basa molta della sua attività sul settore terziario» sottolinea il professore Paolo De Nardis, coordinatore dell’indagine. A tale proposito, va messo in rilievo che la percentuale di chi lavora nella pubblica amministrazione - pari al 35% - non si discosta troppo da quella del resto d’Italia che tocca il 20%. La capitale ha assistito, a partire dal 2008, alla polverizzazione dell’economia industriale - che si è assottigliata dal 35% al 20% - a favore di una terziarizzazione del contesto produttivo. Come prima misura contro la crisi che dal 2008 sta accerchiando l’economia romana, va superata la frammentazione politica delle competenze in materia di lavoro che talvolta produce delle conseguenze quantomeno curiose. «Per esempio, a disposizione dei disoccupati romani ci sono circa 25 mila potenziali voucher ma molti di loro non ne sono a conoscenza» afferma Romano Benini, uno degli esperti universitari che ha curato l’inchiesta. Per evitare in futuro tali inefficienze, l’assessore capitolino alle attività produttive, Davide Bordoni, ha assicurato l’impegno per un nuovo patto tra Regione, Provincia e Comune per coordinare e pianificare le politiche occupazionali. «La razionalizzazione del sistema-lavoro è indispensabile e strategica così come serve l’integrazione tra i centri per l’impiego e di orientamento al lavoro - precisa Bordoni -. Va inoltre aumentato il livello della qualità della formazione e valorizzato l’apprendistato, oggi fermo al 2%. Occorre, in una sola parola, fare sistema». Come prima mossa concreta, l’11 giugno sarà inaugurato da Bordoni lo sportello delle attività produttive che avrà sede in via dei Cerchi. Altro dato importante è il ricorso larghissimo ai contratti a termine: l’80-85% degli avviamenti al lavoro del 2009 sono rappresentati da rapporti a tempo determinato.

Il posto fisso, insomma, appare ormai un miraggio.

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