Cronache

Quel poster di Lotta continua negli uffici della Questura

Lo scandalo a Pisa. Il manifesto alla scrivania del sottocommissario. Imbarazzo nell'ufficio: "Un trofeo di guerra"

Quel poster di Lotta continua negli uffici della Questura

Pisa - Un ossimoro, un trofeo di guerra o un simbolo con lo stesso valore dello scudetto del Pisa e del Crocifisso appesi alla stessa parete? C'è un manifesto di Lotta Continua in una stanza al secondo piano della Questura di Pisa. È incorniciato dietro alla scrivania del sottocommissario che lavora in quella stanza e che, a chi ha chiesto ragione di quella strana presenza, avrebbe risposto farfugliando e con visibile imbarazzo: «È un trofeo di guerra». Una risposta forse evasiva, forse sincera, chi può dirlo.

Il problema, come sempre, è l'opportunità. Pochi giorni fa ha fatto scalpore la bandiera prussiana nella camerata di un carabiniere a Firenze, uno studente di Storia all'università. Il militare è stato subito tacciato di essere nazifascista, visto che quel vessillo della Prima guerra mondiale, quando il Nazismo non era neanche un'ipotesi, viene spesso usato dai militanti di estrema destra tedesca per aggirare il divieto di sventolare la svastica.

Il simbolo di Lotta continua richiama invece anni bui, molto più recenti, tanto che sarebbe pronto a partire un esposto diretto al ministero dell'Interno per chiedere chiarezza sulla scelta di esibire il manifesto di una formazione di sinistra extraparlamentare. Una beffa, se si pensa che il movimento politico ha le mani sporche del sangue del commissario Luigi Calabresi.

E Pisa è una città speciale. Lotta Continua ha qui le sue radici, è qui che nasce il suo nucleo originario con Gian Mario Cazzaniga, Luciano Della Mea e soprattutto Adriano Sofri, che per l'omicidio Calabresi è stato condannato a ventidue anni di carcere dopo la confessione del suo ex compagno di lotta Leonardo Marino. Le cronache cittadine e i ricordi di tanti poliziotti, sono ancora piene della memoria di quegli anni di piombo, quando i notabili della città erano costretti ad andare al cinema in auto blindata o scortati per quell'aria di terrore che opprimeva la città sulle sponde dell'Arno. Quegli anni che hanno visto i poliziotti della Questura di Pisa, la stessa dove ora qualcuno ha incorniciato quel pugno chiuso rosso di sangue, impegnati in operazioni pericolose e delicatissime. Di quegli anni bui resta memoria fotografica nella mostra il '68 a Pisa, in corso a Palazzo Blu, dove attraverso le foto dell'archivio Frassi, il fotografo della Nazione, si possono rivivere storia e avvenimenti.

Cosa succederà adesso? La foto è stata scattata mercoledì scorso, e non è detto che il funzionario, in imbarazzo per la risposta evasiva, l'abbia fatta sparire. Chi lo conosce esclude che abbia posizioni di estrema sinistra, ma resta sgradevole che un manifesto di Lotta Continua campeggi dietro la scrivania di un poliziotto. Chissà che cosa diranno i quotidiani di sinistra, sempre vigili sul fantomatico ritorno del fascismo.

Chissà che cosa ne penserà il direttore di Repubblica, che quel trofeo di guerra lo conosce ahilui fin troppo bene.

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