Cultura e Spettacoli

Povero Jorge Louis Borges, uno scrittore cileno fa pipì sulla sua tomba

Gesto artistico, protesta o ricerca di pubblicità gratuita? Eduardo Labarca si è fatto fotografare mentre urinava sulla lapide dello scrittore più famoso del Sud America. Facendo infurentire il governo argentino e milioni di fan

Urinare sulla tomba di Jorge Luis Borges è «un atto artistico». Almeno così la racconta lo scrittore cileno, Eduardo Labarca, 72 anni, che sulla copertina del suo ultimo libro appare intento a fare plin-plin sulla lapide mortuaria del grande scrittore argentino, che è sepolto dal 1986 nel cimitero di Ginevra, in Svizzera. Ma La «provocazione culturale» (leggasi pubblicità gratis), come l'ha definita Labarca, ha infurentito gli intellettuali di mezzo mondo e provocato reazioni in Argentina. È intervenuto anche il ministro della Cultura argentino, Jorge Coscia, che in un'intervista radiofonica ha definito il gesto di Labarca di «un atto violento». «È solo un'intenzione di parricidio, visto che non si può uccidere Borges», ha aggiunto il ministro. Eduardo Labarca ha rivendicato il suo «eccesso» testimoniato sulla copertina del volume (non proprio imperdibile) intitolato El enigma de los modulos, anche se in un'intervista a un giornale argentino ha precisato che ha usato una bottiglia d'acqua, al momento decisivo evidentemente non gli scappava. Lo scrittore cileno, che vive in Austria e lavora come traduttore alle Nazioni Unite, ha dichiarato inoltre alla stampa di Buenos Aires: «Perché taluni si sentono offesi? Si offendono solo coloro che hanno una visione molto corta».
Ma a parte la pubblicità gratuita e l'arte Labarca ha voluto trovarsi anche un movente politico. Se obtorto collo è stato costretto ad ammettere che Borges «un gigante» come scrittore ma come «cittadino» lo disprezza «assolutamente». «Il mio atto ha due significati: omaggio al maestro e ripudio del Borges cittadino», ha affermato. Labarca ha ricordato che l'autore de L'aleph e Finzioni, ormai anziano e quasi cieco, si recò in Cile e «salutò il dittatore Augusto Pinochet nei giorni in cui ordinava omicidi».

Peccato che sia di dominio pubblico il fatto che Borges una volta resosi conto delle violenze cilene e dei generali argentini cambiò radicalmente le sue opinioni su quei governi. Evidentemente nessuno ha avvisato Labarca

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