Controstorie

Un premier-artista a Tirana Dove la politica è «bella»

Edi Rama ha mostrato come si fa la «rivoluzione» con la cultura. E adesso viene premiato in Italia

Luigi Mascheroni

nostro inviato a Castellabate

Molti hanno sognato la Fantasia al potere. Altri invece hanno preferito governare con l'arte. La Bellezza come fondamento del senso dello Stato. L'estetica come sostegno dell'etica.

Ma è davvero possibile fare politica attraverso la cultura? Trasformare le città, rendendole oltre che più belle anche più vivibili? Rilanciare un Paese partendo da una «rivoluzione» culturale, che passa attraverso l'architettura e l'urbanistica?

Qualcuno ci ha provato. Edi Rama - che è insieme artista («mi considero un pittore astratto, ma con ricordi figurativi») e politico (leader del Partito socialista, è oggi premier dell'Albania, e per tre mandati è stato sindaco di Tirana) - ce l'ha fatta.

Figlio di uno scultore, è stato a lungo docente alla stessa Accademia di belle arti in cui ha studiato: «La passione per la politica è nata mentre insegnavo: A lungo però mi sono detto: No, non devi accettare incarichi, non devi diventare un professionista della politica.... E poi ci sono cascato dentro: è stato quando le rivoluzioni anticomuniste dell'Est, dopo la caduta del Muro, hanno creato un vuoto che in qualche modo si doveva riempire. Allora mi sono detto: Proviamo a trapiantare la Bellezza dell'arte nelle cose che si possono fare se hai una carica pubblica». Poi si è occupato, da scrittore, di migrazioni nel Mediterraneo: «Vuole sapere come la penso? L'Italia è stata lasciata sola per anni, e oggi qualcuno si permette di accusarla di essere inumana... È folle. Se parliamo di umanismo, mi va benissimo. Ma a patto che lo siano tutti. Invece qualcuno vorrebbe un'Europa in cui ci fosse un solo Paese umano, l'Italia, e tutti gli altri che la stanno a guardare...»). Ed è un artista di livello internazionale (ha partecipato all'ultima Biennale d'arte di Venezia). Soprattutto, tra il 2000 e il 2011, è stato sindaco di Tirana, lanciando un programma di «rigenerazione urbana» che lo ha reso famoso nel mondo (Time Magazine nel 2005 lo scelse come uno degli eroi europei che stanno cambiando il mondo in meglio): all'indomani della caduta del regime comunista albanese, Edi Rama - 54 anni, un'eleganza vistosa, perfetta padronanza dell'italiano, attivissimo - ha fatto tutto ciò che era in suo potere per riqualificare la città e gli spazi pubblici - «Ho abbattuto diecimila edifici abusivi» - ha ristrutturato gli edifici storici e ritinteggiato i grigi palazzi dell'era comunista, dando con i nuovi colori uno stile unico alla città - balconi, facciate, finestre: rosse, blu, gialle, arancioni - trasformando in pochi anni Tirana in un'attrazione turistica internazionale («ma i colori hanno anche svegliato la gente dopo il lungo sonno della dittatura»). Ha risanato il fiume Lana, ha creato 96mila mq di verde piantando migliaia di alberi, ha rifatto piazze e potenziato l'illuminazione pubblica... «E sì che, da sindaco, ho avuto budget bassissimi da investire nel settore urbanistico, parliamo dello zero virgola... eppure...».

Eppure gli effetti del Rinascimento urbano firmato da Edi Rama hanno superato ogni immaginazione. Tirana non soltanto è più bella, ma più sicura («oggi c'è meno polizia. La bellezza intimidisce: tiene lontani violenti e vandali») e più virtuosa («i cittadini sono più contenti di pagare le tasse se vedono i risultati che si ottengono con i loro soldi»). «Soprattutto, però, credere nel principio secondo cui Il Bene è figlio del Bello ha rafforzato il senso di comunità, ed è stato il volano di un incredibile sviluppo economico».

Che oggi, da Tirana, Edi Rama sta estendendo a tutto il Paese. «Sono convinto che la Bellezza sia una delle maggiori risorse dell'Albania, e se rendi più belle le città rendi i cittadini più orgogliosi di abitarci».

Orgoglioso della sua terra e amante appassionato delle bellezze dell'Italia, dove spesso è di passaggio per conferenze, presentazioni di libri e mostre, Edi Rama domani a Castellabate, sulla costiera Cilentana, riceverà il premio Pio Alferano (presieduto da Santino Carta e intitolato al generale dell'Arma dei carabinieri che negli anni '70 ebbe un ruolo determinante ai vertici del Comando tutela patrimonio culturale cui ancora oggi è affidata la protezione dei nostri tesori artistici), riconoscimento destinato a personalità e istituzioni che nel mondo lavorano per la salvaguardia di monumenti e paesaggi naturali. La politica al servizio dell'arte, e viceversa. E, come artista e come politico, all'intellettuale-premier dell'Albania Castellabate dedica anche una mostra aperta nelle sale del Castello dell'Abate: «Sono i lavori più recenti. Si tratta di disegni su carta, quella di uso quotidiano, come le agende o i fogli delle riunioni, su cui lavoro ogni giorno con pennarelli e matite colorate. L'ufficio è il mio studio, e viceversa». Titolo dell'esposizione, curata e battezzata da Vittorio Sgarbi, suo grande amico: Carattere fiero, anima gentile: Edi Rama.

Carattere fiero e anima gentile, Edi Rama è uno di quei - rari - intellettuali che fanno bene la politica e alla politica. E che potrebbe essere di esempio anche all'Italia, il Paese più ricco di tesori artistici al mondo e il meno capace di valorizzarli. «No, non voglio dare lezioni a nessuno. Ho sempre guardato l'Italia come spettatore e come ammiratore. Io sono cresciuto, tra gli anni '70 e '80, e come me tantissimi albanesi, seguendo i programmi delle vostre televisioni, che da noi erano proibiti ma che vedevamo montando antenne illegali sui tetti. L'Italia era per noi ciò che per i vostri nonni è stata l'America. Un sogno. Poi, quando ci siamo venuti, qui in Italia, era un po' come rivivere i ricordi della nostra adolescenza e tornare in un luogo che era anche nostro. L'Italia è la parte bella della nostra terra nel mondo. Ho troppo rispetto per darvi consigli. Ma vedere come è conciata Roma oggi, con quelle buche... fa male anche a me».

E non lo dice, ma forse lo pensa: che oggi, per loro, guardando certa Italia, l'Albania siamo noi.

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