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Preso super ricercato antisemita Faceva il bohémien in Israele

Era fra i 100 uomini più ricercati dall’Fbi, assieme, fra gli altri, a terroristi come Osama bin Laden. Ma Micky Louis Mayon, poco più che trentenne (32 o 33 anni, stando alle fonti), l'aveva sempre fatta franca. Nascondendosi in un posto dove nessuno avrebbe pensato - fino ad ora - di cercarlo. Già, perché Mayon è, o meglio era, fra i leader di ciò che è rimasto del Ku klux klan, il movimento di lotta per la supremazia bianca. E si è nascosto, alla faccia dell'antisemitismo tipico dei membri del Kkk, nientepopodimeno che che in Israele, vivendoci in condizioni di semiclandestinità per quasi due anni, durante i quali - non potendo avere un lavoro - si è mantenuto lavando i piatti e con i soldi che i genitori gli mandavano dagli Usa.
«Mayon si è nascosto lì perché, lasciando gli Usa, ha pensato che sarebbe stato l'ultimo posto dove sarebbero venuti a cercarlo», ha spiegato Sabine Haddad, una portavoce del ministero degli Interni israeliano che ha sovrinteso alla cattura effettuata dall'Interpol su richiesta del Fbi, che aveva avuto una soffiata. Arrivata da un'«amica» dell'uomo a cui, dopo averla messa incinta, le aveva rivelato la sua identità, contando sul suo amore. E sbagliando: perché ora la donna, dopo averlo tradito, ha confidato agli amici che non sa se abortire o «tenere il figlio di un razzista».
E chissà se il leader di quello che la Lega anti-diffamazione americana definisce «un movimento razzista e antisemita», nascondendosi in Israele pensava che avrebbe avuto l'occasione di agire direttamente in «territorio nemico». Di sicuro, quando è stato catturato da un'unità d'élite della polizia israeliana in un rione popolare di Tel Aviv, «ha manifestato sorpresa». D'altra parte, saranno stati sorpresi anche gli agenti: trovarlo nel quartiere bohémien Florentin, in un ostello chiamato «Bankoch Milga», che in sanscrito significa «tutto è possibile», frequentato dagli israeliani che tornano da viaggi di meditazione in India, non era proprio ciò che si aspettavano da un membro del Kkk.
E ora, in attesa che Mayon venga estradato negli Usa, dove risponderà fra le altre cose anche dell'incendio di alcune auto dei federali che gli davano la caccia, di quella di un giudice che lo aveva rimandato a giudizio per possesso illecito di armi e di incitazione all'odio razziale, a Washington si godono il successo. «Diciamo che questa cattura dimostra che puoi scappare in tutto il mondo, ma non puoi nasconderti per sempre - ha gongolato Michael Regan, uno dei federali che lo ricercava -. L'operazione in Israele farà capire agli altri ricercati che non sono al sicuro nemmeno all’estero». Di certo, visto che Mayon era arrivato nello Stato ebraico nell'ottobre 2007 con un visto turistico e poi si era fermato illegalmente, questa cattura sarebbe potuta arrivare anche prima. Anche perché il padre, che testimoni descrivono come «un predicatore austero»,sarebbe andato a trovarlo proprio a Tel Aviv cinque mesi fa. E Mayon, che ora è rinchiuso in carcere, vorrebbe restare dove si trova. Perché - stranamente - nella città ebraica era molto popolare, avendo vissuto in un ostello della centrale via Ben Yehuda, frequentando locali notturni e feste private e socializzando con i giovani locali.

Oltre che, ovviamente, per assistere al parto della compagna-traditrice e conoscere il figlio: la battaglia legale si preannuncia lunga.

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