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Usa, Romney vince il primo faccia a faccia in diretta tv. Obama sulla difensiva ma in difficoltà

Nel dibattito il repubblicano all'attacco snocciolando cifre e mettendo all'angolo il presidente apparso troppo intimorito. Per il 67% ha vinto Romney

Usa, Romney vince il primo faccia a faccia in diretta tv. Obama sulla difensiva ma in difficoltà

Il primo dibattito tra Obama e Romney va al repubblicano. Lo dicono tutti in America, anche David Axelrod, uno dei consulenti più ascoltati dal presidente: "Sapevamo che Romney era bravo nei dibattiti e probabilmente avrà dei benefici sui sondaggi". Poi però tira acqua al suo mulino: "Ma le sue risposte erano tutte sbagliate". La cosa che più conta è l'ammissione della prova "opaca" del presidente nel primo faccia a faccia in diretta tv andato in onda dall'università di Denver, in Colorado (uno degli stati in bilico). Un sondaggio a caldo fatto dalla Cnn parla chiaro: il 67% pensa che il vincitore sia Romney, e solo il 23% dà la vittoria a Obama. Divertente la battuta dello stratega repubblicano Alex Castellanos: "Obama ha imparato la lezione, mai fare un dibattito il giorno del tuo anniversario di nozze...". In effetti era davvero il giorno dell'anniversario per Obama, il cui staff aveva pubblicato, su Facebook, una foto in bianco e nero del giorno delle nozze con Michelle (1992). Il presidente lo ricorda a inizio dibattito. E Romney, cogliendo la palla al balzo, cattura la simpatia del pubblico: "Questo è il posto più romantico dove il presidente può trascorrerlo (l'anniversario, ndr)...".

Dicevamo che Romney ha convinto di più. In effetti ha trascorso i 90 minuti del dibattito all'attacco, snocciolando cifre e guardando dritto in faccia il suo avversario, mettendogli pressione. Obama ha abbassato la testa più di una volta, è parso sin troppo moderato. Può darsi che fosse una mossa studiata, per cercare di attirare i voti di chi sta al centro. L'elettorato meno schierato, quello più in bilico. Ma in questo modo il presidente ha prestato il fianco al repubblicano, che in più di un'occasione ha affondato il colpo.

Il dibattito si è incentrato, come da programma, su econonomia, debito, fisco, riforma sanitaria e sul ruolo del governo federale. Il moderatore, Jim Leher (giornalista Pbs), non ha avuto particolari problemi a tenere a bada i "duellanti". In rarissime occasioni le voci si sono sovrapposte. Massimo il rispetto delle regole. "Non sono perfetto, ma vi prometto che continuerò a lottare per la classe media", "e che tutti avranno le stesse opportunità, che per tutti varranno le stesse regole". Ha chiuso così Obama il proprio intervento. Il suo è un bagno di umiltà (calcolato) e di realismo. C'è da fare tanto per risollevare l'America. Lui lo sa e lo ammette. Anche per non essere accusato di prendere in giro la nazione. La convention democratica di Charlotte sembra un ricordo sbiadito: Clinton aveva detto (sapendo che non era vero) che in America si sta meglio di 4 anni fa. Romney si mostra molto sicuro di sé: "Dopo quattro anni di Obama l'America è più debole, io la farò ripartire". Per l'ex governatore del Massachusetts niente gaffe ma tanta grinta e idee molto chiare lanciate agli elettori americani.

Romney snocciola le cifre che inchiodano il presidente: il prezzo della benzina raddoppiato, così come il deficit. Aumentate le bollette e i prezzi dei generi alimentari. Aumentati anche i costi della sanità (di 2.500 dollari a famiglia), mentre i redditi delle stesse famiglie sono scesi, con 23 milioni di persone che non hanno lavoro e la crescita economica sempre più lenta. "Mi preoccupo di vedere che il cammino intrapreso quattro anni fa non porta frutti - ha incalzato il repubblicano - con un presidente che vuole solo ingigantire il governo con più spese, più imposte e più regole". Poi l'affondo con un riferimento al cattivo esempio dell'Europa: "Non voglio che l'America diventi come la Spagna, afflitta da un'enorme spesa pubblica". Il presidente replica ricordando che quando è arrivato alla Casa Bianca c'era una crisi gravissima e ha ereditato un debito enorme, che lui è riuscito a contenere evitando che il Paese scivolasse verso una nuova Grande Depressione. Poi prova a mettere in difficoltà l'avversario su un altro tema centrale, quello delle tasse: "Tu vuoi tartassare la classe media", mentre io voglio togliere le agevolazioni a chi si arricchisce sulle spalle della classe media. Come le aziende petrolifere "che raddoppiano i profitti sulle spalle di chi fa il pieno di benzina", o quelle che delocalizzano all'estero. Romney risponde in modo convincente: "Non capisci la mia ricetta. Non voglio ridurre le tasse alle fasce più alte e aumentarle sulla classe media. Voglio ridurre le aliquote per ridurre il carico fiscale generale. Questo è il modo più efficace perché il Paese si riprenda". Il repubblicano promette che il giorno dopo la sua elezione metterà democratici e repubblicani attorno allo stesso tavolo "per lavorare assieme, a braccetto, per affrontare le sfide del Paese. Pronta la replica di Obama: "Non basta sedersi a un tavolo, bisogna avere un piano".

Come abbiamo detto all'inizio il primo "round" va a Romney. Ma a colpire è sopratttto l'atteggiamento (troppo) dimesso di Obama. In un'ora e mezzo di confronto non ha mai affondato il colpo sui "punti deboli" del suo sfidante, come ad esempio lo scivolone sul 47% dei presunti "parassiti a spese dello Stato" mostrato in un video rubato. Toni bassi, quindi, da parte del presidente. E un accorato appello, ripetuto diverse volte, alla classe media. Vedremo nei prossimi giorni se la strategia gli porterà frutto. Lo stesso dicasi per Romney, che finalmente è riuscito a scrollarsi di dosso l'immagine di uomo impacciato e incapace di imporre, di fronte al grande pubblico, l'immagine di leader.

Vedremo come andrà il secondo dibattito, in programma il 16 ottobre.

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