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Il processo breve sbarca al Senato. Il Pdl: sarà legge entro l’estate

Palazzo Madama ha iniziato a esaminare gli emendamenti. Avanti tutta anche sul legittimo impedimento. Alfano: "Nessun intervento sul reato di corruzione"

Il processo breve sbarca al Senato. Il Pdl: sarà legge entro l’estate

Roma - Malgrado la guerra delle opposizioni, nell’aula del Senato il centrodestra va avanti compatto sul processo breve. Nessuna sorpresa: la maggioranza tiene con largo margine. L’appuntamento per riprendere le votazioni è per martedì. «E il giorno dopo - assicura il presidente Pdl della Commissione giustizia, Filippo Berselli - ci sarà l’approvazione, secondo programma. Giovedì il provvedimento sarà alla Camera». Potrebbe esserci qualche ritocco, con un ritorno in Senato, ma si conta di arrivare all’approvazione prima dell’estate. E nel frattempo, a fine febbraio, il Pdl porterebbe a casa il legittimo impedimento.

Nel centrodestra, le preoccupazioni legate ad una sentenza del processo Mills che si potrebbe prevedere per aprile-maggio, riguardano la Corte costituzionale. «Da lì ci si può aspettare di tutto - dice un esponente ex Fi -, ma anche se la Consulta bocciasse il legittimo impedimento, ci sarebbe il secondo scudo del processo breve, che offrirebbe il tempo di pensare ad una nuova soluzione o con l’immunità parlamentare o con il lodo Alfano bis». A Berlusconi Fini avrebbe parlato di possibili problemi di costituzionalità anche sul processo breve, malgrado gli emendamenti studiati proprio in questo senso.
Nel Pdl si nega, comunque, che ci siano nuovi provvedimenti in cantiere. Tantomeno, un intervento sul reato di corruzione, con un emendamento al processo breve.

Il 25 febbraio la Cassazione dovrà pronunciarsi sulla condanna dell’avvocato inglese David Mills, con evidenti ripercussioni sul processo al premier, che inizia proprio oggi a Milano. E la questione riguarda proprio la definizione e i tempi del reato di corruzione in atti giudiziari.

Ma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, chiamato in causa da Repubblica, smentisce di aver «elaborato alcuna proposta» in questo senso e di avere intenzione di «proporre alcunché in merito». Insomma, «del tutto infondata» la notizia pubblicata ieri dal quotidiano.

Anche Niccolò Ghedini assicura che sono tutte voci inventate e «non c’è nulla di nuovo in preparazione». «Sono stato sempre contrario - dice il deputato-avvocato- ad intervenire sulla norma che riguarda la corruzione. Semplicemente, perché è chiarissima e la corruzione in atti giudiziari susseguente non è mai esistita». Sembrano dettagli, ma dal momento in cui è stato commesso il reato dipende anche il tempo di prescrizione.

Mercoledì è stata scartata l’ipotesi di un decreto legge per attuare la sentenza della Consulta, per cui un imputato cui vengono fatte nuove contestazioni deve avere il tempo di scegliere se chiedere il rito abbreviato o procedere con quello ordinario. In questo caso rientra anche il premier e oggi si vedrà quali saranno le mosse della sua difesa al processo Mills. «Non è giusto che il tribunale sappia dalla stampa le nostre intenzioni», spiega uno dei legali di Silvio Berlusconi, il senatore Piero Longo, rifiutando qualsiasi anticipazione.
Sul piano parlamentare, dunque, la maggioranza segue l’agenda stabilita: processo breve al Senato e legittimo impedimento alla Camera. Non che ieri sia andato tutto liscio, a Palazzo Madama. In una giornata politicamente incandescente, viene approvato il primo articolo della legge che stabilisce tetti temporali per ogni grado di giudizio, ma il Pdl deve accantonare un emendamento sui giudizi di responsabilità contabile, accogliendo tre identiche proposte della minoranza. Che vogliono introdurre nel testo sull’applicazione della legge Pinto (per i risarcimenti dovuti a processi troppo lunghi) anche il danno non patrimoniale, il cosiddetto diritto all’immagine.

Il relatore, Giuseppe Valentino, dà parere favorevole. Per Anna Finocchiaro del Pd, comunque, sul ddl «non sono possibili mediazioni». Il centrosinistra insiste che il testo ritorni in Commissione, perché è stato «riscritto ex novo» dagli emendamenti. Ma la maggioranza ribadisce il suo no. Tra gli insulti e i cori di protesta della Lega il responsabile Giustizia dell’Idv, Luigi Li Gotti, accusa: «La norma sulla Corte dei conti è disegnata su misura per il sindaco di Milano, Letizia Moratti», per stabilire un condono per danno erariale.

La bagarre continua.

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