Politica

La Procura si difende: questa inchiesta non è stata insabbiata

Il pg Blandini sceglie la linea della prudenza mentre l'Avvocato generale, Romei Pasetti, entra a gamba tesa: Una faida pre elettorale"

Milano - Dopo un giorno di silenzio, chiuso nel «no comment», evitando i giornalisti, il procuratore generale di Milano Mario Blandini esclude qualsiasi «insabbiamento» di possibili notizie di reato riportate dal comandante generale della GdF Roberto Speciale a carico del vice ministro Vincenzo Visco. Nulla da rilevare perciò quando il comandante Speciale mette a verbale: «Visco mi ha riferito, non avendo dato esecuzione istantanea a quanto mi era stato da lui ordinato, di riunirmi subito con i generali Pappa e Favaro per dare agli ordini esecuzione immediata... Visco aggiunse che se non avessi ottemperato a queste direttive erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro». In realtà Blandini spiega di non aver rilevato nulla perché il procedimento aperto dalla procura generale sui trasferimenti in itinere nel luglio del 2006 e poi bloccati era di natura disciplinare non penale. In altre parole Blandini e il suo braccio destro Manuela Romei Pasetti, saputo dell’anomalo trasferimento dell’intera gerarchia delle Fiamme gialle lombarde, cercano di capire se quegli ufficiali si siano macchiate di colpe disciplinari. «Non abbiamo insabbiato niente - ecco che spiega Blandini - quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Volevamo solo sapere se quei quattro ufficiali erano stati trasferiti per violazione dei doveri disciplinari e se, nei loro confronti, c’era un intento punitivo o meno. Quanto a un eventuale abuso d’ufficio di Visco, dalla nostra indagine, dalla deposizione di Speciale e dall’esame di altri finanzieri che abbiamo sentito, non sono emersi, in modo prepotente, gli estremi per una comunicazione di reato a carico di Visco». Poi Blandini aggiunge: se Speciale «avesse ritenuto di essere stato vittima di un abuso d’ufficio, non avrebbe dovuto dare seguito all’ordine di trasferimento dei quattro finanzieri perché questo sarebbe stato un ordine illegittimo». Peccato che l’esecuzione non sia mai stata disposta. Il comandante generale, infatti, il 14 luglio dà notizia formale dell’inizio d’avvio del procedimento di trasferimento. Chiedendo l’opinione agli interessati. Un modo per prendere tempo e capire cosa succedeva. Per questo Blandini è prudente. Dice, ad esempio, di non aver ravvisato «prepotenti» elementi su Visco e aggiunge che «il nostro compito era quello di effettuare un’indagine preliminare per un eventuale procedimento disciplinare nei confronti dei finanzieri; non dovevamo invece "studiare" le dichiarazioni di Speciale che, per noi, erano solo un elemento di contorno». Ma allora perché il fascicolo è ancora aperto quando l’ultimo interrogatorio, per quanto se ne sappia, risale al dicembre scorso? Come mai, ad esempio, non è stato ancora sentito come era in programma il generale Zanini dello staff di Visco? In realtà non è Blandini a dovere esercitare l’azione penale visto che se si dovesse accertare l’operato di Visco dovrebbe intervenire il Tribunale dei ministri. Da parte sua il magistrato Manuela Romei Pasetti, dopo aver raccolto le allarmanti deposizioni oggi si dilunga in valutazioni meramente politiche sulla vicenda. Ritenendo che il caso finito sui giornali non solo non abbia rilevanza penale ma sia frutto «di una faida preelettorale tra i partiti». Si accoda lo stesso Blandini: «È una polemica determinata dalla vigilia elettorale che stiamo vivendo, non ci sono altre spiegazioni». Infine esce dal silenzio proprio Speciale. Che si dice dalla parte del giusto.

Sentito da Il Velino sostiene di aver «salvaguardato l’autonomia e la dignità della Guardia di finanza che è forza di polizia a regime militare e ha delle norme rigorosissime che non consentono intrusioni».

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