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La Prof del governo specializzata in favori (a sé e agli amici)

Dall'autocandidatura al ministero ai soldi pubblici finiti al suo architetto. Ma ora Renzi le ha messo il bavaglio e ridotta a passacarte

La Prof del governo specializzata in favori (a sé e agli amici)

Non s'ode più nemmeno un'eco lontana, un lamento, un sussurro, una richiesta di aiuto. Stefania Giannini è scomparsa. La sua sorte, come disse sir Winston Churchill a proposito delle intenzioni sovietiche dopo la spartizione della Polonia tra Stalin e Hitler, è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma. Sparita? Rapita? Ha una laringite da cavallo? È tornata a studiare? Le è stata mozzata la lingua (e per lei che è un'autorità accademica della glottologia il dramma sarebbe doppio)? Oppure qualcuno a caso, tipo un presidente del Consiglio, l'ha zittita? Appena eletta aveva asfaltato i giornali: 45 interviste nei primi 90 giorni da ministra.

Le prime promesse sono state l'introduzione di premi ai prof che lavorano di più e 3,7 miliardi di euro per l'edilizia scolastica. Oltre un anno dopo non c'è traccia né degli uni né degli altri. Arrivata l'estate, l'ex rettore dell'università per stranieri di Perugia aveva preferito villeggiare nella sua bella casa di Marina di Pietrasanta. Dove ha comunque trovato il modo di far parlare di sé, dapprima esibendo il primo topless ministeriale della storia (finalmente un po' di trasparenza, malignò Aldo Grasso) e poi chiedendo al sindaco versiliano di mobilitare un'impresa di derattizzazione perché le pantegane scorrazzavano impunite nel quartierino in cui soggiornava. Dopo l'offensiva di primavera è calato l'oblio.

A Matteo Renzi già erano andate di traverso le contorsioni sui test di accesso alle facoltà mediche, depennati («sono un'anomalia», disse) e ripristinati dalla ministra sotto la pressione degli ex colleghi rettori che non sapevano dove mettere le migliaia di matricole non selezionate. Poi è toccato alla riforma della scuola, che ha scatenato sindacati e precari contro i presidi-manager e la cancellazione delle graduatorie che non piacciono a nessuno ma garantiscono un posto anche agli incompetenti o agli sfortunati: basta avere pazienza o sapersi muovere con i trasferimenti dal Sud al Nord. La ministra è stata fischiata perfino alla festa dell'Unità e lei ha risposto con un insulto in camicia nera: squadristi. Troppo anche per uno come Renzi, che conosce una sola resistenza, quella al buon senso. «Errori di comunicazione», ha tagliato corto il premier scambiando un problema di sostanza con una questione di forma. Ma siccome con lui la regola è che a sbagliare sono sempre gli altri, ha preso in mano la pratica imponendo alla Giannini di starsene zitta in un angolo. E lei è sparita di scena. Ora fa la passacarte al ministero, che è esattamente quanto Renzi si attende dai membri del governo che non siano la Boschi.

La Giannini era giunta in Parlamento dopo lunghe peregrinazioni. L'arrampicata partì nel 2004, quando divenne rettore a Perugia. Nel 2009 l'amica imprenditrice Luisa Todini (costruzioni, poi Poste e Rai) la presentò a Silvio Berlusconi. La candidatura alle regionali del 2010 non decollò, ma un paio d'anni dopo il presidente della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo, docente e prorettore dell'università di cui la Giannini era il numero 1, le fece incontrare Andrea Riccardi, allora montezemoliano, e la glottologa lucchese ma umbra di adozione aderì a Italia Futura. Alle politiche del 2013 questo vorticoso giro di professori si chiuse con la candidatura a Palazzo Madama al fianco di Mario Monti; sei mesi dopo, tuttavia, gli fece le scarpe issandosi a segretaria di Scelta civica. Ora è approdata al gruppo Pd, ma non è detto che il vagabondaggio abbia avuto termine. Il presidente del Consiglio non ha mai avuto tanto a genio il suo titolare dell'Istruzione. Se l'è ritrovata a viale Trastevere perché la senatrice Giannini era il capodelegazione di Scelta civica al momento di formare l'esecutivo, e quando dovette fare un nome disse il primo che le venne in mente: il suo. Renzi ha stravolto il progetto di riforma che lei aveva presentato al Meeting di Rimini, l'ha costretta a lasciare com'è l'esame di Stato (la Giannini progettava di eliminare i commissari esterni) e a non toccare i test di ingresso. Ogni volta che la ministra apre bocca, Palazzo Chigi trema anche perché lei aveva preso gusto a fare il grillo parlante (o il pierino) impugnando la bacchetta come una prof in cattedra. Ha criticato Marianna Madia e la riforma della pubblica amministrazione, poi è toccato allo stesso Renzi, accusato di avere troppa fretta, infine pensava che l'incarico di ministra la autorizzasse ad avere l'ultima parola sulla riforma della scuola. Un errore fatale che l'ha condannata al silenzio.

Il mutismo però non le impedisce di maneggiare denari come quello del Fondo per gli enti e le istituzioni di ricerca. Tra gli atti dovuti (Cnr, Agenzia spaziale, Sincrotrone di Trieste, Invalsi, eccetera) sono spuntati due nuovi assegnatari: il Forum per l'innovazione italo-cinese e la fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII fondata da Giuseppe Dossetti, nel cui consiglio di amministrazione siedono tra gli altri il presidente Valerio Onida (ex giudice costituzionale), Piero Giarda (ex ministro di Monti), Franco Bassanini (ex ministro dell'Ulivo e presidente della Cassa depositi e prestiti) e Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato. Lo stesso gruppo al quale si è iscritta l'ex rettore qualche mese dopo aver assegnato 426mila euro alla fondazione. Non è il primo problema della Giannini con i bilanci. La Corte dei conti ha indagato su varie spese decise a Perugia: il noleggio di un aereo privato Falcon a spese dell'ateneo per trasportare lei e Roberto Benigni a Bruxelles per una manifestazione dantesca (16.400 euro); l'affitto di locali per una Scuola internazionale di cucina italiana mai aperta (385.000 euro); la consulenza senza gara (circa 40mila euro) all'architetto lucchese Luigi Puccetti per restaurare una parte dell'università perugina. È lo stesso professionista che aveva restaurato la villa di famiglia a Marina di Pietrasanta, come risulta dal sito internet dello studio Rocco e Puccetti.

Ma guarda che combinazione.

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