Controcultura

Il professore, il borgataro e quei migranti gigolò

Fuori il Pigneto sogna una Parigi impossibile, tra lampioncini finto liberty bistrot e viali alberati ombre a chiazze, passanti silenziosi, gentrification

Il professore, il borgataro e quei migranti gigolò

Fuori il Pigneto sogna una Parigi impossibile, tra lampioncini finto liberty bistrot e viali alberati ombre a chiazze, passanti silenziosi, gentrification. Appoggiati a una transenna due giovani africani, elegantissimi, si dondolano (...)

(...) annoiati; aspettano, striati tra luce e buio.

«Qui la roba devono avercela buona.»

«Quelli mica spacciano, stanno qui pe' 'n'altro motivo.»

«Cioè?»

«Quanto sei ingenuo, eppure fai l'intellettuale... vaje vicino e senti come profumeno.»

Il professore esegue, annusa l'aria: sì, bulgari blu probabilmente, o acqua di giò, ma questo cosa prova?

«Stanno a aspettà le signore ch'escono dai locali...»

«Migranti gigolò? ma dài... sono pure brutti, troppo alti e magri, coi labbroni e delle strane cicatrici sulle guance.»

«Perché, vabbè, te guardi 'a faccia...»

Il discorso cade sempre lì, la mosca è attirata verso il miele, dove resterà invischiata e morirà.

«Marcellino li cerca ancora i superdotati?»

«Sai che me dice sempre, pe' telefono? l'anni più belli d'aa vita mia so' quelli ch'ho passato co' Walter... de qu'aa monezza d'attore si vòi me n'occupo io, pe' settemila euro t'oo tolgo de mezzo fammi un segno e fra un mese Marcello t'oo porto qua.»

È l'alcol che parla, è l'alcol che ascolta; o così entrambi vogliono credere.

«Sono un uomo sposato, a Mà... mi sono unito civilmente col mio compagno.»

«Avete fatto bene, si 'a legge v'oo concede... basta che nun l'avete fatto in chiesa...»

Al professore balena in testa un'immagine, in uno slancio di gratitudine: il fonte battesimale, due mani che porgono due fedi e una promessa solenne.

«Ha venticinque anni meno di me...»

«Sei sempre stato 'n omo fortunato, si te metti a vende la carta igienica, i bambini nascheno con due culi.»

«Non mi parlare di bambini in questo periodo, che mi hanno causato un bel po' di problemi... ma sarebbe un discorso lungo.»

«L'ho capita solo mo', 'a battuta sur campionato...»

Lucidi, profetici, cialtroni; s'intendono con le budelle e sparano sentenze a vanvera. Si salutano, si baciano sulle guance.

Il professore, rimasto solo, s'appoggia a un tronco per riflettere: il suo precoce dichiararsi vecchio, dieci anni fa, era un escamotage per continuare a desiderare, la senilità come civetteria ora invece l'estinzione dell'impulso sessuale bussa davvero alla porta: l'ha implorata tante volte come una liberazione mentre non è che un incubo di basso rango come quando verso l'alba, se la sera si è mangiato pesante, si sogna di spingere in salita uno scooter che ha finito la benzina. Per tutta la vita ha opposto desiderio e malattia, poi arriva un borgataro qualunque a spiegargli che malattia e desiderio possono convivere; si è dunque arrampicato per settant'anni su un quesito che non esisteva?

La notte ha squame di luce sull'acciottolato, un animaletto peloso e veloce attraversa il marciapiede; i topi ci sono anche in rue de Buci, figuriamoci qua. Dietro la lastra illuminata di un bar, due cinquantenni tirate chiacchierano e sbirciano fuori, nervose; potrebbero essere autrici televisive o funzionarie di un ministero; si incitano l'una con l'altra come ragazzine, finché la più audace esce e si dirige verso le transenne dove i due ragazzi neri stanno appostati. Ormai dovunque, pensa amaro il professore, gli insetti impollinatori hanno perso l'orientamento; via, via da questo luogo ibrido prima che accada l'unione improbabile, contagiosa, obbligatoria; prima che il denaro sigilli l'incesto, lo stupro reciproco, l'integrazione sbilenca. Tolto il male che era dentro di loro, si afflosciavano come sacchi vuoti.

Mauro era restato nei paraggi, incerto sul da farsi; ora, vedendo che il professore non si decide a muoversi, si dà coraggio e prende il toro per le corna:

«Senti un po', ma nun me merito niente p'aa storia mia? nun me dovresti da pagà i diritti?».

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