Controcultura

Un professore d'altri tempi (e d'altro Giappone)

Daniele Abbiati

Eccellente scrittore, Natsume Soseki (1867 - 1916) fu anche ottimo professore. Il fatto che insegnasse Letteratura inglese all'Università imperiale di Tokyo proprio nel periodo in cui, all'inizio del Novecento, il suo Giappone si stava (troppo, secondo lui - e non soltanto lui) occidentalizzando, e dunque inglesizzando, lo visse quasi come una legge del contrappasso in vita. È soprattutto per questo motivo che nei suoi romanzi spesso troviamo professori problematici, irrisolti, inquieti, insoddisfatti.

Il protagonista di Raffiche d'autunno, edito ora da Lindau per la prima volta in italiano, è il più tradizionalista e integerrimo di tutti (tanto da condursi per scelta ai limiti dell'indigenza, con la moglie-vittima). Anche lui, guarda caso, insegna inglese, ma non all'università, bensì alla scuola media. O meglio, insegnava inglese, visto che l'hanno cacciato da ben tre istituti. Così ha deciso di cambiare registro, scegliendo l'unica professione meno sicura, dal punto di vista della tranquillità economica, quella di scrittore. Anzi, diremmo oggi di freelance per una rivista.

Il caso vuole che il buon Shirai Doya, per una serie di interviste a giovani laureati con cui vuole realizzare un saggio, s'imbatta in Nakano, brillante, ottimista, generoso, di buona famiglia e felicemente fidanzato prossimo alle nozze. Il caso vuole inoltre che il miglior amico di Nakano sia Takayanagi, che di Nakano è l'esatto opposto: pessimista, solitario, povero e single. Fra l'altro, ex allievo del prof in occasione dell'ultima, disastrosa esperienza scolastica del docente. Ed ecco apparecchiata, da Soseki, una perfetta triade di caratteri. L'intreccio dei quali gli serve per descrivere, ovviamente strizzando l'occhio all'anziano in cui si rivede, non uno scontro generazionale, ma un mancato incontro.

Shirai Doya pensa che «mentre fa lezione in cattedra, l'insegnante è un samurai in armatura che affronta la battaglia». E durante una conferenza dal titolo «Parlando ai giovani d'oggi» (lo stesso titolo che Soseki voleva dare a un libro poi non scritto) usa ancora quella parola antica, fiera, nobile. «La società civile è un campo di battaglia in cui non si vede il sangue».

È Soseki, ma sembra già il Mishima delle Lezioni spirituali per giovani samurai.

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