Politica

A proposito del politico in barca

Alcuni lettori, ma forse è meglio dire non lettori, mi scrivono: perché non pubblica il nome del politico di centrodestra che si divertiva in barca con belle ragazze, trans e coca? E maliziosamente aggiungono: le è passata la curiosità ora che non c’è di mezzo uno di sinistra? Visto che non è «uno dei suoi» non ha più voglia di fare l’eroe? Calma ragazzi. Capisco che dopo la figuraccia rimediata sul caso Sircana, qualche non lettore del Giornale abbia voglia di rivincite, ma qui non stiamo giocando.
Innanzitutto, visto l’accenno ai «loro o ai miei», come se io indossassi una casacca e facessi parte di una squadra, sarà meglio precisare che in tasca non ho neppure la tessera dell’Avis. Ho le mie idee, certo, e a differenza di tanti miei colleghi non le nascondo. Anzi: ne vado fiero e le difendo senza vergognarmene.
Detto questo, veniamo al nocciolo della questione: perché non pubblico il nome? Perché di nomi ne ho sentiti almeno tre e per nessuno di questi ho lo straccio di una prova che si tratti davvero di loro. Qualche giornale si è affrettato a scrivere che è un importante politico del centrodestra, ma anche ciò non è sicuro. Per ora ci sono solo chiacchiere e neppure l’ombra di un verbale o del famoso video in cui sarebbe ripresa la giornata brava dell’onorevole. Clemente Mastella – uno dei nomi circolati – è stato costretto a smentire d’essere lui l’uomo in barca con tre donne e un trans. Una calunnia, che però circolava, sussurrata all’orecchio, o addirittura via Sms, come lo stesso ministro della Giustizia ha rivelato.
Si fanno anche altri nomi, ma prove zero. Appena ci saranno – se ci saranno – faremo i nomi, anzi i cognomi, sia che si tratti di un deputato di sinistra o di uno di destra. I cronisti del Giornale sono già al lavoro. Casseforti dove imboscare le notizie, o le foto, qui non ne abbiamo. Ciò che scoviamo, dopo averlo attentamente verificato, lo stampiamo. Poi magari possiamo commettere errori - e Dio sa quanti ne facciamo – ma non peccati di omissione. O, meglio, di omertà.
E a proposito di omertà, un sostantivo usato da Barbara Palombelli riguardo all’atteggiamento tenuto da molti giornali sul caso Sircana, avete visto come improvvisamente i colleghi hanno messo da parte le parole d’ordinanza come rispetto della persona e privacy, appena si è parlato di un onorevole di centrodestra colto in atteggiamenti disonorevoli?
Ve lo ricordate Antonio Padellaro, il direttore dell’Unità, quello che invocava il silenzio sulle vicende sessuali del portavoce unico del governo? Bene, ieri, pubblicava un taglio in prima pagina a 6 colonne: «Vallettopoli, caccia al politico sullo yacht con coca e trans». Caccia, sì avete letto bene. Il quotidiano che scriveva di fango, di bieca operazione politica, adesso sta facendo il safari per trovare il nome del politico.
E il Corriere della Sera, giornale la cui casa editrice aveva speso 100mila euro per imboscare le foto di Sircana? Rammentate come diede la notizia che riguardava il portavoce unico: in prima pagina aveva dimensioni poco più grandi di un francobollo. Ieri era il secondo titolo più importante del giornale.
È bastato che si sentisse odore di centrodestra e tutti i problemi deontologici sono stati spazzati via. Ora che la privacy dei politici è stata cancellata, rimane solo l’ipocrisia dei giornalisti.

Materiale per un esame di giornalismo alla Facci.

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