Politica

Prosperini candidato-bruciato? Un regalo ai giustizialisti

Un politico sbattuto in cella, senza processo, senza neanche richiesta di processo, è da considerare già morto? O se non è morto bisogna provvedere a rapida eutanasia dando una mano agli accalappiapidiellini? Non sono domande retoriche, bensì molto pratiche. Pier Gianni Prosperini, assessore allo Sport e Turismo della Lombardia, è in carcere a Voghera. Ci sta dal 16 dicembre. Viene ingabbiato mentre si sta per ricandidare, il tutto per presunti reati datati due anni prima, e cascati a fagiolo proprio tre mesi prima delle elezioni. Ne abbiamo raccontato la storia domenica. Resiste. Se si dimettesse da assessore e consigliere (il più votato dopo Formigoni), se magari accusasse qualcuno, esperienza insegna che tornerebbe a casa. Lui no, resiste. Oltre che convinto e convincente sulla propria estraneità a reati di corruzione, è persino tanto cretino da credere nella Costituzione che afferma la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Poveretto: era persino convinto di essere ricandidato. Infatti in Lombardia tutti i consiglieri uscenti saranno ricandidati, qui funzionano le preferenze. Però.
Però interviene il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa. Avvocato e ministro, viene interpellato dal Corriere della Sera che gli domanda qualcosa sulla candidatura di Prosperini, «uno dei candidati sicuri». Risposta: «È chiaro che finché non viene liberato, c’è poco da discutere. Io continuo ad augurarmi che possa rapidamente dimostrare la sua totale estraneità ai fatti... quindi aspettiamo». Traduco la prima frase: se resta in carcere non entra in lista. Previsione ovvia: col cavolo che i magistrati lo mollano a questo punto. Traduco la seconda proposizione: Prosperini per uscire deve dimostrare di essere innocente. Chiediamo: è la linea ufficiale del Pdl? Se uno è incarcerato va considerato indegno di affacciarsi in una lista di centrodestra? Mai sentita. Ah no: già sentita e praticata dai partiti ai tempi feroci di Tangentopoli. Se uno veniva spedito dal Pool a San Vittore era come un cane morto nella discarica. Ho in mente tra i tanti casi simili a quello di Clelio Darida, ministro democristiano, estromesso subito dal Consiglio nazionale della Dc. Lo incontrai nel luglio del ’93, solo ma con la schiena diritta. Innocente, assoltissimo. Ma intanto morto. Repetita juvant?
Vogliamo ripetere i fasti di vigliaccheria di quel tempo? Si assegnerebbe ai magistrati il potere che spetta solo al popolo (si chiama sovranità popolare) di scegliere quanti siano degni di rappresentarlo. Non c’è una scrematura che la Costituzione e il buon senso assegnino ai pm. Toccherà al giudice di terzo grado limitare i diritti politici nel caso di condanna. Prima sarebbe un atto eversivo.
Questa esternazione di La Russa può avere anche una sua motivazione legata a equilibri interni al Pdl in Lombardia. Prosperini è della componente di An, e uno potrebbe ragionare nei termini seguenti: ciascuno è padrone a casa sua. La Russa, autorevolissimo ex di Alleanza nazionale, può gestire come crede il suo giro e giustificare come gli pare le scelte centellinate tra i suoi sodali quanto all’origine.
Ci permettiamo eccepire: qui non si tratta di indicare uno o l’altro, ma di fornire le ragioni di inclusioni ed esclusioni le quali attengono a tutto il Popolo della libertà, non nel senso dei capi, ma in quello proprio del popolo e della sua idea di che cosa sia la giustizia. Non può esistere una linea di confronto con la magistratura che dica A quando c’è di mezzo un big, o uno molto amico, e invece dica B se la faccenda investe qualcuno in periferia. Ehi, qui non si parla di un uomo arrestato in flagranza di reato, con le mani nel portafoglio del prossimo, ma di deduzioni misconosciute dall’indagato, in galera preventiva, sottolineato preventiva.
In passato è stata data una ragione alle estromissioni dalle liste. Ad esempio: motivi di opportunità sconsigliano la candidatura. In questo caso, ci sono persino le preferenze. E se è in carcere può fare persino poca campagna elettorale, di certo è difficile compaia in tivù per un comizio. Al massimo non lo voterà nessuno. Paura che il sigillo negativo delle toghe sia nocivo per la causa? Escluderei. Opportunità di chi allora? Magari di qualcuno che ragiona nei termini latini di «mors tua, vita mea», e spera si liberi un posto dove piazzarsi con comodo.

Siccome siamo convinti che La Russa non la pensi così, galantuomo com’è, attendiamo rettifica con fiducia.

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