Medicina

La protesi d’anca scopre la ceramica

É sempre più diffuso in Italia l'intervento di protesi d'anca. Il crescente numero di anziani, il desiderio di mantenere il più a lungo possibile la propria mobilità, il dolore di queste patologie, ha moltiplicato in pochi anni il numero dei pazienti che ricorrono a questo intervento chirurgico: sono ogni anno oltre 100mila. Parliamo dei risultati che si possono ottenere e delle metodiche più innovative adottate nei centri di eccellenza con il dottor Massimo Migliavacca, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia dell'ospedale civile di Vigevano. Il suo è un Centro di riferimento per le protesi d'anca, ogni anno i pazienti operati sono oltre 250. «La causa della crescita di questi interventi - afferma Migliavacca - è l'artrosi, una malattia degenerativa dell'osso, gravemente invalidante: il dolore insopportabile e il deficit funzionale a livello articolare costringono il paziente a rivolgersi allo specialista ortopedico. Oggi l'intervento rappresenta l 'unica soluzione efficace per ritornare a svolgere le normali attività quotidiane eliminando il dolore. Nonostante i progressi compiuti nella rigenerazione tessutale e ossea, non è ancora possibile bloccare la patologia artrosica avanzata».
Purtroppo il paziente si rivolge presso le strutture ortopediche con grave ritardo: la paura dell'intervento ha il sopravvento, teme di non riacquistare la totale funzionalità di un tempo e soffre inutilmente arrivando spesso ad isolarsi.
«La nostra struttura è all'avanguardia nel trattamento di questa patologia invalidante: ogni anno eseguiamo le protesi affidandoci a materiali sicuri e ultraraffinati che garantiscono un pieno successo a distanza di anni. Utilizziamo impianti con accoppiamento ceramica ceramica evitando rischi legati all'usura dell'accoppiamento metallo metallo», precisa il dottor Migliavacca che dopo la specializzazione presso la clinica ortopedica e traumatologica dell'università di Pavia (professor Jelmoni), si è ulteriormente formato all'estero, prima al Balgrist di Zurigo, con il professor Gerber, poi a Los Angeles con il dottor Snyder, all'avanguardia nelle tecniche artroscopiche per le patologie della spalla.
«La nostra maggiore attenzione - afferma - è la cura e la gestione del paziente. Dal momento stesso in cui entra in degenza viene seguito passo a passo dalla nostra equipe: nella struttura ospedaliera il paziente si sente al centro dell'attenzione e va curato con la stessa premura che troverebbe a casa propria. Il successo dell'intervento è la sua preparazione. Il caso clinico è analizzato in ogni sua fase: si studia la migliore soluzione in modo da impiantare la protesi più conformante e adatta alla specifica morfologia ossea. Si decide se adottare una fissazione biologica dopo attenta valutazione delle trabecole ossee. L’intervento è simulato a 360°, scegliamo le perfette misure da impiantare, valiamo le vie di accesso e la conservazione di tessuti molli, ma soprattutto configuriamo un impianto che conservi il più possibile l'osso sano. Ogni paziente ha un impianto su misura che si adatta perfettamente alla sua struttura scheletrica. L'intervento cosi preparato a tavolino risulta veloce e ogni sua fase studiata precedentemente è replicata alla perfezione in sala operatoria evitando cosi anche perdite ematiche. Terminata la fase operatoria il paziente trova nel reparto di degenza personale altamente qualificato che conosce alla perfezione il suo caso clinico e lo gestisce con grande professionalità.Questa procedura è eseguita anche per gli impianti di protesi di ginocchio e di spalla».
É questa, secondo Migliavacca, la carta vincente per assicurare un rapido recupero e per tornare ad avere un'anca perfettamente nuova. «La struttura di riabilitazione termina poi con successo l'intero processo chirurgico». A Vigevano, in questo reparto che attrae sempre più pazienti anche da altre regioni, si eseguono inoltre 250 interventi di artroscopia di spalla ed altrettanti di artroscopia di ginocchio.

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