Roma

Protesta alla Croce rossa: da oggi assistenza a rischio

Incrociano le braccia i cento militari della Cri in servizio all’autoparco di via Pacinotti, a Marconi: niente più turni di straordinario o che richiedano indennità di servizio. Da oggi è proclamato lo stato d’agitazione. Verranno bloccati i mezzi in convenzione col 118 cittadino, rimarranno sguarnite otto postazioni in punti nevralgici e popolosi della città, da Tor Pignattara a Fonte Nuova, a Tor Vergata. E non saranno più garantiti i servizi di trasporto degli infermi. «Queste indennità - spiegano i lavoratori - non ci vengono più pagate da mesi. E nessuno si preoccupa di adeguare il nostro stipendio al contratto collettivo. Dicono che siamo militari, poi che non siamo equiparati ai militari, ma a chi vogliono il contratto viene adeguato». Come nel caso di V. F., 46enne membro del comitato provinciale capitolino, già condannato con sentenza passata in giudicato dalla Corte dei Conti siciliana nel settembre del 2005 a rifondere ben 71.784,92 euro alla Croce Rossa per avere autorizzato rimborsi forfettari inesistenti o ingiustificati tra l’ottobre ’99 e il luglio 2001. Un danno erariale allora quantificato dai giudici Topi, Lo Presti e Colavecchio in 675.267 euro, da rifondere insieme con il presidente e un altro direttore dell’allora Cri palermitana attingendo a stipendio o liquidazione in caso di successivo licenziamento. In «compenso» il funzionario non solo non è stato sospeso dal servizio, ma riceve encomi solenni, viene promosso e mandato a Roma con la qualifica di segretario del consiglio direttivo con tanto di emolumento per la trasferta di circa 100 euro al giorno secondo l’applicazione del nuovo contratto per le Forze armate. Quanto basta, insomma, perché in poco più di un anno con gli stessi soldi della Cri riesca a risarcire il maltolto alla Cri. Storia che è finita in una denuncia piombata a gennaio sui tavoli della Procura militare di Roma. E non è il solo «strano» caso su cui indaga lo stesso Procuratore generale Antonio Intelisano che nei suoi uffici custodisce il faldone con le sospette magagne sul sistema di gestione delle risorse dell’ente umanitario finanziato ogni anno coi soldi del Ministero della Difesa. Buoni pasto, missioni e rimborsi spese venivano allora tutti autorizzati senza alcuna giustificazione, così scrivevano i magistrati della Corte dei Conti sull’affaire palermitano: «L’elemento soggettivo - scrivevano i magistrati siciliani nella sentenza di due anni fa - consiste nell’avere disposto con estrema superficialità gli esborsi in questione in assenza di qualsiasi disposizione normativa che li legittimasse, anzi in contrasto come le chiare disposizioni regolamentari interne di cui gli odierni convenuti erano a conoscenza stante il ruolo ricoperto nel comitato provinciale della Cri di Palermo». La Procura romana, a questo punto, vuole vedere chiaro fino in fondo. C’è poi un altro mistero. Quello del monte-ore straordinari pagato ai 93 ex interinali del 118 passati di consegna alla Cri a metà 2006. Assunti con contratto a tempo e non assorbibili dall’Ares regionale senza un regolare concorso, questi infermieri e ausiliari d’ambulanza sono stati «parcheggiati» nella base di via Pacinotti. Dei loro straordinari, circa 10mila ore dal 10 agosto al 30 novembre 2006, s’è preso carico lo stesso 118.

Ma ecco l’amara sorpresa con la busta paga di febbraio erogata dalla Cri: ai 12/15 euro l’ora mediamente dovuti a ciascun operatore, circa 5 euro sono stati decurtati sebbene l’azienda 118 abbia corrisposto all’associazione il denaro per intero.

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