Roma

Prova di maturità per Pinocchio

Il suo segreto? Avere un’anima pura nascosta sotto la scorza del legno di cui è fabbricato. Pinocchio, il musical italiano, ricco di effetti speciali stile Brodway ma cucito con una preziosa stoffa tricolore, è appena tornato da un’applaudita rappresentazione all’Opera Theatre dell’Arts Center di Seul, dove in un clima da stadio ha divertito e commosso gli spettatori coreani.
Ora lo spettacolo torna in scena al Sistina dal 4 al 23 maggio. «Avevo Pinocchio tatuato addosso e non lo sapevo - dice il protagonista del musical per famiglie, Manuel Frattini - Il personaggio di Collodi ha lasciato un segno indelebile dentro di me al punto che, anche se farò mille altre cose, sarò sempre Pinocchio». Manuel Frattini non è per niente stanco di indossare il vestito a fiori e il cappello di mollica del burattino più famoso al mondo. Anzi. Nonostante l’impegno pluriennale con la Compagnia della Rancia, e nonostante il sipario del musical ispirato alla celebre fiaba adattata per la scena da Saverio Marconi su liriche e musiche dei Pooh si sia alzato già 418 volte dal debutto del 2003, il ballerino non smette di lodare la creatura collodiana che gli ha donato la popolarità.
Il segreto di tanto successo? È lo stesso Marconi a spiegarlo. «Si tratta di un musical allestito con cura e criteri internazionali, ma il respiro è italiano. Parla di famiglia: in primo piano c’è il rapporto padre-figlio - spiega il deus ex machina della Compagnia della Rancia - Fellini diceva che Pinocchio è come la Bibbia, anche se apri una pagina a caso dentro ci trovi un episodio che può insegnarti qualcosa». Modificato leggermente rispetto all’originale di Carlo Collodi il musical è ambientato in un’epoca che ricorda gli anni ’50 dove Geppetto invece di fare il nonno fa il padre, è un 40enne scapolo e single, che ha avuto una relazione con una donna, Angela. «Lei è l’altra faccia della Bambina dai capelli turchini - prosegue Marconi - un po’ mamma e un po’ fata. Pinocchio nasce per egoismo di Geppetto, che vorrebbe fabbricarsi un giocattolo e invece si trova ad allevare un figlio con tanto di coscienza. Ogni avventura vissuta dal burattino è una tappa della crescita di ogni ragazzino».
Processo di maturazione che porterà Pinocchio a rischiare di smarrirsi nel paese dei balocchi, luogo che il regista ha immaginato non come il classico luna park pieno di giostre e leccornie, ma come una scuola speciale, dove l’intervallo dura tutto l’anno. «Ciascuno di noi ha vissuto il suo momento dei balocchi, magari dopo l’università o prima di iniziare a lavorare, insomma quel periodo della vita in cui si ha voglia di far niente - ride Marconi - per me è arrivato quando facevo l’attore e avevo smarrito la spontaneità. Non è un periodo da demonizzare, va vissuto. L’importante poi è uscirne». Con Pierpaolo Lopatriello, Simona Rodano, Silvia Di Stefano, Angelo di Figla, Daniela Pobega, Fabrizio Checcacci, Raffaele Latagliata. Coreografie di Fabrizio Angelini, direzione musicale dei Pooh.

Repliche fino al 23 maggio.

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