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Puglia, il Pd punta ancora sui comunisti

L'incarico è stato affidato al deputato Pd Boccia, ma il braccio di ferro alla fine sarà vinto da Vendola. Bersani sconfitto, passa la linea Franceschini. Nuove nubi sull’alleanza con l’Udc. Basta coalizioni con Tonino, ma nessuno lo molla

Puglia, il Pd punta ancora sui comunisti

Roma - Contrordine compagni riformisti: alla fine ci toccherà di nuovo Nichi Vendola e la sinistra radicale. L’esperimento Puglia, quello che avrebbe dovuto inaugurare la nuova era del Partito democratico e aprire le porte all’alleanza con l’Udc, sembra sempre di più un ritorno all’antico. La riedizione dell’abbraccio tra il Pd e tutto quello che gli sta a sinistra. Uno scenario franceschinian-veltroniano nell’era di Bersani e nella Regione di Massimo D’Alema.

Il vento è cambiato ieri pomeriggio, alla riunione tra i vertici nazionali del partito e i responsabili pugliesi del Pd che si è tenuta a Roma, alla presenza di Enrico Letta, del coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca e del segretario pugliese Sergio Blasi. Assente il leader Pier Luigi Bersani. Un vertice di emergenza per risolvere uno dei nodi più intricati delle prossime Regionali, che si è ulteriormente ingarbugliato quando Michele Emiliano, sindaco di Bari, ha ritirato la candidatura.

Ufficialmente l’esito è un incarico «pieno» al deputato pugliese del Pd Francesco Boccia, che dovrà sentire tutti i potenziali sostenitori della sua candidatura. Sentirà tutti. Dall’Udc a Rifondazione comunista, passando anche per Sinistra ecologia e libertà, organizzazione di Vendola. Tutto fa però pensare che il Pd stia pian piano scivolando verso una conferma dell’ex presidente come capo della coalizione.
Boccia era già emerso come alternativa a Emiliano, che si è ritirato dopo le manifestazioni dei vendoliani. Ufficialmente è gradito all’Udc, ma lo stesso Pier Ferdinando Casini sa che ha poche possibilità di successo. Se alla fine sarà veramente lui il candidato, dicevano a mezza voce esponenti Pd mentre ne veniva ufficializzato il mandato esplorativo, finirà che scontenteremo tutti. Vendola, che andrebbe da solo. Ma anche Casini costretto a scegliere tra due decisioni scomode: appoggiare un candidato che ha poche possibilità di vincere o rompere con il Pd.

Per questo alla fine un po’ tutti, compresi gli esponenti pugliesi del Pd più vicini a Bersani e a D’Alema, ieri davano in ascesa le quotazioni di Vendola. Probabile che sia lui lo sfidante del candidato Pdl, quindi. Ma non subito. Magari dopo le primarie. Il governatore in carica le vorrebbe. Boccia no, anche perché rischia un bis delle consultazioni che si tennero cinque anni fa, quando perse proprio contro Vendola.

Il ritorno del governatore del «no» ai rigassificatori, una conferma del vertice dell’esecutivo scosso dallo scandalo della sanitopoli regionale, è materiale scadente dal punto di vista dei consensi. Ma sarebbe una scelta che farebbe tirare un sospiro di sollievo a tutti. All’Udc che potrebbe rimangiarsi le aperture al Pd, dando una motivazione politicamente plausibile e anche al Pd che farebbe salva l’unità della sinistra, sacrificando una Regione che, di fatto, i vertici del partito considerano già persa.

Che l’esigenza di non rompere sia la priorità lo si capisce anche dalle dichiarazioni ufficiali rilasciate ieri. Quando il parlamentare Ludovico Vico promuoveva la candidatura di Boccia «ma - precisava - la priorità per tutti è salvare l’unita del partito e del centrosinistra in Puglia». Ci prova persino Boccia, economista con un passato nella Margherita, che si appella al rivale affinché sostenga la sua candidatura: «Con Nichi confidiamo di parlare della Puglia e non di alchimie tattiche che non ci porterebbero da nessuna parte». Servono «alleanze larghe», spiegava Letta, principale sponsor di Boccia chiedendo a Vendola di fare la sua parte. Ma difficilmente «Nichi» rinuncerà alla candidatura; con o senza il Pd.

E questo lo sanno tutti.

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