Cultura e Spettacoli

Quando andavo al bar per incontrare il mio mito Pupi

La colonna sonora che ho composto per il film di Pupi mi ricollega a filo stretto a un’epopea che ho vissuto da ragazzino e ricordo bene. Allora, nella mia Bologna, il Bar Margherita era un caposaldo della comunità, un punto d’arrivo e di raccolta di giovani. Per me, che a quindici anni avevo finalmente iniziato a suonare in modo professionale il clarinetto, era oltretutto il posto dove bazzicava il mio mito Pupi Avati, il clarinettista più bravo in circolazione, il leader della miglior band dixieland di Bologna che si chiamava Doctor Chick Dixieland Orchestra. Perciò, con gli occhi quasi da guardone, anch’io provai ad affacciarmi sulla porta di quel bar: mi sembrava davvero di essere in un altro mondo. Lì la gente scherzava, rideva, c’era un'atmosfera particolare. Poi, per una serie di circostanze, entrai anch’io a far parte della band di Pupi, con la quale abbiamo vinto addirittura il primo Festival di jazz a Juan Les Pins, in Provenza, un evento memorabile visto che c’erano pure maestri come Charlie Mingus. Che tempi! Poi la vita mi portò a diventare musicista per sempre e a intraprendere il cammino che mi ha portato fin qui. Invece Pupi, che era stato già un venditore di alto livello, si reinventò un’altra volta ed ecco che oggi è un regista unico, capace di creare film che sono un inno alla vita perché raccontano tutto quello che c’è dentro, gli amori, i dolori, i sogni. Dopo che le nostre strade si divisero, continuai a frequentare ancora per un po' il Bar Margherita che, per usare il linguaggio d’oggi, era una sorta di termovalorizzatore del costume bolognese. E questo film documenta benissimo l’aspetto edonista, quasi epicureo, di quel luogo. Io mi sono divertito a guardarlo e credo che anche il pubblico lo farà. A proposito: il bar c’è ancora oggi, anche se è molto cambiato e io non ci vado da tanto, tanto tempo. Però quando Pupi mi ha parlato di questa sua idea di film, mi è sembrato inevitabile farne la colonna sonora. Con leggerezza.
Ho scritto la musica pensando a quel periodo e alle emozioni che ho vissuto insieme a quel gruppo di amici. Perché al Bar Margherita ascoltavamo tanto jazz, certo, ma anche tutto il resto perché allora la musica circolava più libera mica come oggi che è così imbrigliata nelle playlist delle radio. Lì si inventava di tutto, anche le parole e i modi di dire che poi iniziavano a circolare per tutta Bologna. Niente di culturalmente eccezionale, per carità. Ma c’era un’umanità, in quel bar, una vitalità che è impossibile dimenticare.

Perciò sono stato felice di incontrare di nuovo il mio mito di allora, Pupi, davanti allo stesso bancone, quello del Margherita di Bologna.
* autore della colonna sonora

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