Cultura e Spettacoli

Quando la grande arte è dipinta su una pagina

Esposti a Parma i meravigliosi «livres de peintre» raccolti da Corrado Mingardi. Come segno e colore interpretano la parola

Dal punto di vista delle arti, il 1828, a Parigi, fu un anno straordinario: Rossini, dopo i trionfi a Vienna e a Londra, incantò Berlioz e il Théâtre de l’Académie Royale con il suo Comte Ory; a tempo di record, da aprile a novembre, fu costruito il Pont de l’Archevêché che collega la Rive Gauche con l’Ile de la Cité; Jean-François Champollion, il decifratore della Stele di Rosetta, partì solennemente per quella missione scientifica che avrebbe portato alla Description de l’Egypte diventato poi il testo di riferimento per tutti gli egittologi; e de Musset faceva il suo ingresso nel prestigioso cenacolo di Victor Hugo. Ma, nel 1828, a Parigi l’evento culturale più rilevante fu l’uscita di una edizione del Faust di Goethe, illustrato da diciotto litografie di Eugène Delacroix, un’opera che sarebbe stata ritenuta a buon diritto l’origine del moderno «libro d’artista». La tecnica litografica, inventata nel 1796 in Baviera, da una decina d’anni stava imponendosi in Francia, e Victor Hugo, intuendo la straordinaria portata di quella innovazione editoriale, disse: «Il Faust è l’opera di due grandi poeti: Goethe e Delacroix».
Visitando la mostra allestita a Palazzo Bossi Bocchi di Parma, «Allo! Paris!» (catalogo Skira), la meraviglia, l’incanto, il godimento intellettuale, la tenerezza persino, si alternano nello spettatore di fronte alle realizzazioni, molte delle quali rari e preziose, del livre de peintre durante i quasi due secoli della sua fortuna diffusasi in tutta Europa. Ecco dunque il Goethe-Delacroix, che stranamente non riscosse all’inizio il successo che si meritava, a differenza di quanto accadeva a Milano negli stessi anni con Francesco Hayez che illustrava I Lombardi alla prima Crociata di Tommaso Grossi e Ivanhoe di Walter Scott. Ed ecco Gustave Doré che con spirito rabelaisiano s’immedesimava nelle Sollazzevoli istorie di Balzac, o creava atmosfere da incubo dickensiano rappresentando una Londra caotica e mefitica su testo di Louis Enault. Dopo di lui, Edouard Manet non poteva essere meno onirico e fantasmatico nell’accompagnare il testo del Corvo di Edgar Allan Poe, né Odilon Redon meno sulfureo e maledetto nell’illustrare la Tentazione di Sant’Antonio di Flaubert.
Il capolavoro assoluto della tipografia inglese di ogni tempo sono le Opere di Geoffrey Chaucer con le 87 xilografie di Edward Burne-Jones e le floreali cornici di pagina di William Morris, che vi lavorò per quattro anni, creando tutti i capilettera e un nuovo carattere gotico per il testo, affinché quel reinventato medioevo facesse tutt’uno col preraffaelitismo. Poi, già alle soglie del ’900, ecco Aubrey Beardsley illustrare con malizia e calligrafismo giapponese la Salomè di Oscar Wilde, e in Germania Max Klinger, che scatena la sua fantasia visionaria immaginando figurativamente i Lieder e le Sinfonie di Brahms, e in Francia Pierre Bonnard, con le sue litografie rosate, imprevedibili a ogni volgere di pagina, rendere tutta la sensualità della poesia di Verlaine.
Impossibile dar conto delle decine e decine di meraviglie che l’arte del livre de peintre ha prodotto nel corso del tempo e qui presenti: da August Rodin che sembra commentare solo per vaghe assonanze Il giardino dei supplizi di Octave Mirbeau; Adolfo De Carolis, che con un voluto arcaismo, ieratico e sacrale, illustra La figlia di Iorio di D’Annunzio; Aristide Sartorio, con il proprio poema drammatico Sibilla; e poi Kokoschka alle prese con Aristofane, e Dufy con il bestiario di Apollinaire, e Kandinsky, con il suo libro di poesie Klänge (Suoni); e Grosz, Kirchner, Arturo Martini, Depero; e ancora Rouault, il prolifico Chagall, e Léger, Derain, Max Ernst, Matisse, Braque, de Chirico, Miró, e naturalmente il prolificissimo Picasso, trascurando molti altri artisti rappresentati nella raccolta del collezionista Corrado Mingardi che induce a pensare che anche il livre de peintre possa procurare la «sindrome di Stendhal».
LA MOSTRA
«Allo! Paris! - Il libro d’artista da Manet a Picasso nella Collezione Mingardi». Parma, Palazzo Bossi Bocchi fino all’11 maggio.

Info 0521-532111.

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