Cultura e Spettacoli

Quando l’Italia fascista cantava le canzoni del Trio Lescano

Roma Se la memoria è fatta anche di voci, non c’è dubbio che la «voce» più caratteristica, addirittura inconfondibile, dell’Italia delgi anni 30 e 40 sia stata la loro. Quella di tre ragazze olandesi: Alexandra, Judith e Kitty Leschan. «Molti si stupiscono, infatti, di scoprire che il Trio Lescano non era italiano -riflette Maurizio Zaccaro- proprio perchè italianissimo era il loro suono. Quell’impasto suadente di timbri diversi; quell’amalgama armonioso di alto virtuosismo vocale. Il tutto sul ritmo sincopato della gran novità dell’epoca: lo swing». E proprio a Le ragazze dello swing (e più in generale ad un affresco dell’Italia durante gli anni del fascismo) è dedicata l’omonima fiction che, diretta da Zaccaro e prodotta da Luca Barbareschi con Rai Fiction, vedremo in autunno su Raiuno. «L’idea è stata mia - racconta il regista - Ho pensato infatti che la straordinaria avventura, e l’inconfondibile musica di queste tre artiste, avrebbe potuto raccontare da un’angolazione inconsueta la società italiana del regime. Le tre Leschan - subito ribattezzate Lescano, in omaggio all’idiosincrasia per i nomi stranieri - erano infatti le dream girls di allora: attraverso motivi forse scioccherelli, ma impagabilmente orecchiabili, contribuirono ad alleggerire (talvolta a distrarre) gli italiani dai cupi drammi che si addensavano all’orizzonte». Motivi che, imitati con scrupolo filologico da un terzetto vocale d’oggi, le New Dolls («Non abbiamo usato le incisioni originali - spiega Zaccaro - perché avrebbero contrastato in modo troppo stridente con la modernità delle immagini») ci sono ovviamente tutti: da Maramao, perché sei morto a Tulli-tulli-tullipan; da È arrivato l’ambasciatore a Non dimenticar le mie parole, fino a La gelosia non è più di moda. La vera sorpresa sarà però il racconto: con abile gusto della ricostruzione d’epoca, e sapiente ricerca delle facce giuste (fra gli interpreti anche Sergio Assisi, Marina Massironi, Giuseppe Battiston) Zaccaro ripercorre la vita delle tre, movimentata come un melodramma d’appendice: abbandonate in fasce dal padre ubriacone, prima acrobate da circo e poi lavapiatti in un ristorante alla moda; scoperte da Gorni Kramer, lanciate dall’EIAR, in ascesa fulminante quali dive dei telefoni bianchi, «finché le leggi razziali le fanno precipitare nel dimenticatoio. Le origini ebraiche della madre (interpretata da Sylvia Kristel: ricordate Histoire d’O?) sono sufficenti a decretarne la scomparsa». L’altra idea vincente di Le ragazze dello swing (già venduto alle tv di sedici paesi) è stata quella di affidarne il volto - e soprattutto l’esotico accento - a tre attrici slave: la biondissima Andrea Osvart (ungherese), la sensibile Lotte Verbeek e la sbarazzina Elise Schaap (olandesi). «È la prima volta che recitare in italiano, con la mia pronuncia imperfetta, diventa un vantaggio piuttosto che un limite - ride la Osvart (già vista accanto a Baudo, nel Sanremo del 2008)- Trovo sia stata un’idea coraggiosa, perché richiede, oltretutto, l'uso dei sottotitoli».

Anche se oggi non molti lo ricordano, si dice orgogliosa di aver fatto rivivere il Trio Lescano: «In fondo, oltre che della storia della musica leggera, le tre ragazze dello swing appartengono anche a quella del costume».

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