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Quando l'abito da sposa finisce in tribunale

Una compagnia assicurativa specializzata nella tutela legale racconta cosa sta alla base dei contenziosi

Il matrimonio è già di per sé un evento stressante nella fase preparatoria e ne sanno qualcosa i consulenti legali di Das, compagnia assicurativa specializzata nella tutela legale, ai quali, specie in primavera e in estate, si rivolgono sempre più persone per controversie legate all'acquisto dell'abito da sposa. Le lamentele e le richieste di assistenza, spiegano dalla compagnia, arrivano sia dagli sposi sia dagli stessi negozianti. Da una parte si registrano vizi di riparazione, difetti di fabbrica in genere e ritardi alla consegna, dall'altro problemi di pagamento.

Secondo gli esperti di Das, i problemi sorgono perché gli accordi e i contratti vengono formulati in modo giuridicamente impreciso. Accade di frequente che i negozianti facciano sottoscrivere ai propri clienti contratti di acquisto che li impegnano a versare un acconto non ripetibile in caso di mancato ritiro della merce. Gli equivoci si creano, ad esempio, a partire dalla differenza terminologica tra acconto e caparra.

L'acconto - spiegano i legali di Das (che mette a disposizione di tutti i clienti un servizio di consulenza legale telefonica) - è semplicemente un anticipo per il lavoro da svolgere. Questo significa che nessuna delle parti ha diritto a trattenerlo, a meno che una delle due non dimostri di aver subito un danno (ad esempio, il negoziante ha già modificato su misura un abito o ha acquistato la stoffa per confezionarlo).

La caparra penitenziale, invece, non è altro che il corrispettivo per il recesso. Le parti stabiliscono espressamente e anticipatamente il costo di un eventuale recesso.

La caparra confirmatoria, infine, ha la funzione di risarcimento preventivo del danno nel caso in cui una delle parti venga meno agli impegni presi: la parte che non è inadempiente può scegliere se accontentarsi della caparra oppure pretendere che il lavoro venga eseguito ugualmente.

«In tempi di crisi - spiega Roberto Grasso, amministratore e direttore generale di Das - crescono i contenziosi anche nella vita quotidiana, con i consumatori che si avvalgono sempre più spesso di forme di tutela legale. Negli ultimi 5 anni questo mercato è cresciuto di oltre il 70%». «Storie di questo genere fanno pensare a quanto sia importante il supporto di validi consulenti legali in alcuni momenti della propria vita quotidiana. La paura di dover affrontare un processo o di dover sostenere ingenti spese legali potrebbe farci rinunciare ad affermare le nostre ragioni.

Avere - conclude Roberto Grasso - il conforto di un pool di avvocati a disposizione per piccoli e grandi problemi legali della vita quotidiana, grazie a una polizza dal costo molto contenuto, facilita di certo la vita del cittadino comune e in molti altri Paesi europei questo lo hanno capito benissimo da anni, tanto che in Germania e Austria, una famiglia su due ha sottoscritto una polizza di tutela legale».

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