Roma

Quando ridere con la musica è una cosa seria

Il gioco, l’umorismo, lo sberleffo costituiscono gli ingredienti del concerto di Antonio Ballista, all'Aula Magna dell'Università, oggi pomeriggio. Gloria del pianismo italiano, un tempo apostolo dell'avanguardia in coppia con il suo sodale Bruno Canino, nemico della routine, Ballista difende convinto le scelte del suo insolito programma, dal titolo: «Lasciatemi divertire!» C’è una tendenza, che alligna soprattutto nella falsa cultura, secondo la quale l’arte è solo quella serissima. Vale anche per la musica, riservata a una ristretta cerchia di eletti. Bando al divertimento! Mi sanno dire a quale genere appartengono le «Danze» di Schubert? Musica sublime, scritta per intrattenere e divertire e che dimostra come ci si possa divertire, senza cadere nella goliardia». Questa sorta di razzismo artistico, spiega ancora il musicista, è vecchio. «Anni fa lessi un ibretto del pittore Jean Dubuffet, intitolato Asfissiante cultura che affrontava proprio questo tema. Mi colpì una frase:“dove sorge un ministero della cultura, finisce l’arte”. È un atteggiamento dada che non ha prodotto grandi opere, ma ha mantenuto viva l’idea della libertà, della spontaneità e del gioco nell’arte».
Il concerto si apre con Strawinsky e si chiude con Jean Francais, passando per Rossini, Debussy, Satie. « Comincio con il finale del Circus Polka di Strawinsky, scritto per il Circo Barnum che chiedeva una musichetta per far danzare gli elefanti, e finisco con i Tre bis di Jean Francais, un musicista di valore ingiustamente emarginato. Di Francais eseguo tre bis, rispettivamente, in caso di successo, di trionfo, di delirio (se richiesti). Tre piccoli pezzi che hanno più carica inventiva di tanti brani dell’avanguardia che spesso non sono che inutili imitazioni. Poi, naturalmente, Satie (Sports et divertissement), Debussy, Rossini (Petit train de plasir), e Alphonse Allais con la sua Marcia funebre per un grand'uomo sordo».
Aula Magna della Sapienza ore 17.30. Info: 06.

3610051.

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