Stile

Quando lo stile vola alto Emporio Armani e la sfilata all'aeroporto

Sciabolate di luce, megaschermi e passerella chilometrica. E alla fine canta Robbie Williams

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Milano «Suonano tutti e sono tutti suonati» sbotta un'addetta ai controlli di sicurezza dell'aeroporto di Linate. In effetti il metal detector trilla in continuazione al passaggio dei 2400 invitati alla sfilata-evento di Emporio Armani nel gigantesco hangar sul cui tetto dal 1996 staziona il logo del marchio. Quel mastodontico aquilotto che spalanca le sue ali stilizzate tra le parole «Emporio» e «Armani» sembra salutare chi parte e accogliere chi arriva a Milano. Tra gli stranieri c'è sempre qualcuno che nel bus da o per l'aereo guardando il logo chiede se Linate è l'aeroporto personale dello stilista. Per noi milanesi ormai è un simbolo della città. Qualcosa che si staglia su quello che Manzoni definiva «Il cielo di Lombardia così bello, quando è bello» facendoci sentire a casa e nel mondo. Da qui l'idea di questo show megagalattico che ha richiesto quattro mesi di studio è progettazione per risolvere problemi seri come la sicurezza. Abbiamo fatto un vero check in con tanto di controlli antiterrorismo. L'unico intoppo sono stati i look degli invitati pieni di borchie, catene, monili e tacchi inverosimili. Davanti all'influencer con miniabito in maglia metallica verde e scarpe dal tubo di scappamento fiammeggiante al posto della zeppa, la poliziotta armata di rilevatore manuale stava per dare forfait.

Eppure nonostante le lunghe file e l'eccentricità di alcuni invitati, tutto si è svolto senza il minimo intoppo: una meraviglia dall'inizio alla fine. Il set era a dir poco spettacolare con quattro grandi buche quadrate al centro della scena per ospitare i cento vincitori del concorso promosso dal brand, megaschermi a cristalli liquidi e sciabolate di luce colorata sulla chilometrica passerella. Poi sono comparsi i modelli, prima un gruppo di scultorei surfisti con tanto di tavole sotto braccio seguiti da uomini e donne con una serie di capi leggeri, svolazzanti, in colori tipo nuvola, cielo lattiginoso, alba luccicante, nebbiolina soffusa. Armani vola alto anche sugli accessori con stupende collane per le ragazze e magnifiche scarpe sportive da uomo, una via di mezzo tra il calzare da sub e le sneakers. Dopo arrivano i colori ed è una festa per fli occhi perché quel punto di verde accostato al più luccicante dei blu ti fa pensare a quel fenomeno raro e meraviglioso del raggio prima verde e poi blu lasciato dal disco rosso del sole che tramonta. Le forme sono sportive, quotidiane, con tante tute da aviatore e giubbotti, poche gonne e molti calzoni.

Subito dopo la sfilata arriva Robbie Williams, un vero mattatore e dopo l'omaggio a George Michael, il duetto con il padre e tanta bella musica, ecco una versione di My Way solo per Re Giorgio. Sulla sua via di stilista fedele a se stesso si sono incamminati in tanti finendo poi per seguire altre mode e fonti d'ispirazione. Non è il caso di Marco De Vincenzo, adorabile designer siciliano che anche stavolta esplora gli stilemi della sua bella isola senza mai sconfinare nel territorio estetico di Dolce & Gabbana. La sua Sicilia è ironica, leggera, contemporanea, con la zia d'America che torna a casa ed è così diversa da chi ci è rimasto perché lei porta i vestiti un po' troppo scollati per andare in chiesa e le ironiche stampe di barboncini o caprette sulla seta, il crocifisso da parete al collo e i sandali con gambaletto nero incorporato in alternativa alle maxi Superga con gli strass.

Anche Massimo Giorgetti resta fedele all'idea primaria di MSGM: moda giovane, piena di grafiche e colori, figlia dell'estetica digitale ma con un sano e vero gusto italiano di base. Stavolta tutto questo si arricchisce di una certa maturità creativa che prevede un divino composé in denim con fiori stampati sul fondo dei jeans scampanati, del blazer e del soprabito. I fiori tornano sul tulle trasparente delle prime uscite e a color block nelle tinte del momento: rosso e rosa tagliati dal nero. Da Etro la brava e dolce Veronica esce in passerella con il suo grande papà, Gerolamo detto Gimmo, il converter di tessuti che 50 anni fa ha creato un brand sotto il segno delle stampe.

Belle da fermare un orologio, diventano pigiama da spiaggia, kaftani da ufficio, soprabiti da sera: la fantasia al potere per davvero.

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